Ifigenia in Aulide, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA II
 
 ELISENA
 
 ELISENA
 Fuor di questa, ch’io premo,
 reggia nemica, io non trarrò le piante,
975che più certo il destin d’Ifigenia
 non mi si sveli. Il tutto
 osserverò non osservata. Nulla
 sfuggirà l’odio mio,
 nulla il mio amor. Folle! Che dissi? Amore?
980Più non lo dir. Sei troppo offeso, o core.
 
    Vergogna e dispetto
 scacciò dal mio petto
 l’idea d’un’ingrata
 spietata beltà.
 
985   Fra l’ire e le morti
 l’amai senza colpa;
 ma dopo i miei torti
 l’amarla è viltà.