Ifigenia in Aulide, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVI
 
 CLITENNESTRA e i suddetti
 
 CLITENNESTRA
 Signor, senza il tuo amore,
 perduta è Ifigenia. Verran fra poco
 fieri custodi. A me si chiude il tempio;
 e di madre dolente e irata moglie
900al pianto, ai gridi il re si cela e toglie.
 ACHILLE
 Regina, addio. Né a me l’altar vietarsi
 né a me saprà occultarsi il fiero Atride.
 IFIGENIA
 Ah madre! Ah sposo!
 CLITENNESTRA
                                         A che lo arresti?
 ACHILLE
                                                                         Invano.
 IFIGENIA
 Deh, per ultimo dono ancor m’ascolta.
905Signor, veggo il tuo sdegno.
 Conosco il padre. A lui
 non si presenti un irritato amante.
 Parlino all’amor suo pianti di figlia
 e gemiti di madre.
910Chi sa che non lo tocchi
 giusta pietà?
 ACHILLE
                           Gelosa del comando,
 non conosce pietà l’alma superba.
 CLITENNESTRA
 E codarda paventa i greci armati.
 IFIGENIA
 Dell’amore e del sangue udrà le voci.
 CLITENNESTRA
915Ei più non sa d’esser marito e padre.
 IFIGENIA
 Io ’l duro core ammollirò col pianto.
 Qual danno dall’indugio?
 ACHILLE
 Orsù, vi si compiaccia. Itene entrambe.
 Ravvivate in quel core
920la sbandita ragione.
 Sospirate, piangete;
 minacciatelo ancor dell’ira mia.
 Ma persista o si pieghi,
 sinché a questi occhi, il giuro, il dì sfaville,
925non morrà Ifigenia.
 Può Calcante mentir ma non Achille.
 
    Se mai fiero leon vede assalita
 da alpestre cacciator la sua compagna,
 il bosco e la campagna empie fremendo,
930in suon muggendo di pietà e di rabbia.
 
    Sormonta ogni riparo, infrange ogni asta;
 tutto scompiglia e guasta;
 né sa ritrar dalla feroce pugna
 l’acuto dente e l’ugna,
935che non la miri insanguinar la sabbia.