Ifigenia in Aulide, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 AGAMENNONE e ACHILLE
 
 ACHILLE
 Al Tessalo rubello
200e all’amica sua Lesbo
 più non affidi, alto signor de’ Greci,
 l’orgoglioso Ilion le sue speranze.
 Quello in calma è rimesso; e sotto il peso
 delle argive catene,
205questa d’un vano ardir soffre le pene.
 AGAMENNONE
 Prence, le tue vittorie
 hanno rapido volo. In brevi soli
 Tessaglia hai doma e conquistata hai Lesbo;
 e dall’alte sue torri
210il troiano superbo,
 scorgendone le fiamme e le faville,
 vide il suo fato e riconobbe Achille.
 ACHILLE
 Miei facili trionfi
 di troppa lode e, se non mente il grido,
215di troppo premio onori.
 E sarà ver che in breve
 con l’imeneo de la real tua figlia
 io sarò de’ mortali il più beato?
 AGAMENNONE
 (Che mai dirò?) Mia figlia è ancora in Argo.
 ACHILLE
220Sarà nel campo, anzi che cada il sole.
 AGAMENNONE
 Faccia voti ’l tuo amor ch’ella stia lunge.
 ACHILLE
 De’ miei voti ’l più caro è il rivederla.
 AGAMENNONE
 In Aulide non mai, s’è ver che l’ami.
 ACHILLE
 D’Aulide partirò sposo felice.
 AGAMENNONE
225Torniamo in Argo. Ivi otterrai la figlia.
 ACHILLE
 Vi tornerem quando fia Troia in polve.
 AGAMENNONE
 Pugnan per Troia il cielo, il vento e il mare.
 ACHILLE
 Temo assai più di loro un vil ritorno
 che disonori il nome greco e il mio.
 AGAMENNONE
230Che sul fior dell’etade Ilio sia tomba
 del prode Achille hanno prescritto i fati.
 Altrove avrai vita più lunga e lieta.
 ACHILLE
 Sia tosto o tardi, ha da morir chi nasce.
 Ma vita neghittosa è ignobil morte
235e visse assai chi può morir con gloria.
 AGAMENNONE
 Senza Troia cercar, dal ciel protetta,
 mancan altri trofei degni d’Achille?
 ACHILLE
 No no, per Troia io venni; e Troia io voglio.
 Ivi l’onor mi chiama; ed io vi corro.
240Altro a’ numi non chiedo
 che l’aura amica; e quando ogni altro ancora
 neghi seguirmi, io solo
 son co’ miei fidi a vendicar bastante
 del tuo fratello e della Grecia i torti.
245In Argo poi, di nuovi allori adorno
 e delle spoglie d’un sconfitto regno,
 verrò, d’Ifigenia sposo più degno.
 
    Sull’ali della speme e del desio
 spiegava l’amor mio felice il volo;
250ma il volo gli troncò nembo funesto.
 
    Ora dal basso suolo,
 sui vanni della gloria e del valore
 l’oppresso amore a sollevar m’appresto.