Ifigenia in Aulide, Vienna, van Ghelen, 1718

 SCENA XVI
 
 CLITENNESTRA e li suddetti
 
 CLITENNESTRA
 Signor, senza il tuo amore,
895perduta è Ifigenia. Verran fra poco
 fieri custodi. A me si chiude il tempio;
 e di madre dolente e irata moglie
 al pianto, ai gridi il re si cela e toglie.
 ACHILLE
 Regina, addio. Né a me l’altar vietarsi
900né a me saprà occultarsi il fiero Atride.
 IFIGENIA
 Ah! Madre! Ah sposo!
 CLITENNESTRA
                                           A che lo arresti?
 ACHILLE
                                                                           Invano.
 IFIGENIA
 Deh! Per ultimo dono ancor m’ascolta.
 Signor, veggo il tuo sdegno.
 Conosco il padre. A lui
905non si presenti un irritato amante.
 Parlino a l’amor suo pianti di figlia
 e gemiti di madre.
 Chi sa che non lo tocchi
 giusta pietà?
 ACHILLE
                           Gelosa del comando,
910non conosce pietà l’alma superba.
 CLITENNESTRA
 E codarda paventa i greci armati.
 IFIGENIA
 De l’amore e del sangue udrà le voci.
 CLITENNESTRA
 Ei più non sa d’esser marito e padre.
 IFIGENIA
 Io ’l duro core ammollirò col pianto.
915Qual danno da l’indugio?
 ACHILLE
 Orsù, ti si compiaccia. Itene entrambe.
 Ravvivate in quel core
 la sbandita ragione.
 Sospirate; piangete;
920minacciatelo ancor de l’ira mia.
 Ma, persista o si pieghi,
 sinché a quest’occhi, il giuro, il dì sfaville,
 non morrà Ifigenia.
 Può Calcante mentir ma non Achille.
 
925   Se mai fiero leon vede assalita
 da alpestre cacciator la sua compagna,
 il bosco e la campagna empie fremendo,
 in suon muggendo di pietà e di rabbia.
 
    Sormonta ogni riparo, infrange ogni asta;
930tutto scompiglia e guasta;
 né sa ritrar da la feroce pugna
 l’acuto dente e l’ugna,
 che non la miri insanguinar la sabbia.