Ifigenia in Aulide, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XIV
 
 ACHILLE, CLITENNESTRA, IFIGENIA
 
 CLITENNESTRA
900La più misera donna,
 la più dolente madre,
 deh! permetti, o signor, che qui prostesa
 le tue ginocchia abbracci. (S’inginocchia)
 ACHILLE
 Regina...
 CLITENNESTRA
                    Ah! Mi rammenta
905la mia miseria e non la mia grandezza.
 Madre sì sfortunata
 può cadere al tuo piè senza arrossire.
 ACHILLE
 O sorgi o partirò, che non conviene (Clitennestra si leva)
 né al tuo stato né al mio soffrirti in atto
910di soverchia umiltade.
 CLITENNESTRA
 Signor, questa è tua sposa.
 Io per te la educai. Qui a’ tuoi sponsali
 la guidò l’amor mio; ma l’infelice
 qui da barbaro padre è a te rapita;
915e qui l’ha tratta il sol tuo nome a morte.
 Tu la difendi e salva. Ah! Per cotesta
 vincitrice tua destra e per la tua
 immortal genitrice, ancor ten prego;
 il tuo amore le sia
920e padre e sposo e tempio e asilo e nume.
 Se l’abbandoni, è morta Ifigenia.
 ACHILLE
 Non morirà. Meco risparmia i pianti.
 Piangendo offendi e mal conosci Achille.
 IFIGENIA
 (Per mia cagion risse preveggo e mali).
 CLITENNESTRA
925Mi consola il tuo amor. Figlia, rimanti
 qui col tuo sposo. Io corro
 ove il dolor mi chiama, ove il furore.
 Omai cerchi Calcante
 altra vittima al nume; o a piè de l’ara
930vedrà il crudel, vedran le greche squadre
 pria de la figlia oggi cader la madre.
 
    O vincerò di un perfido,
 che a morte ti condanna,
 la legge empia e tiranna;
935o teco io morirò.
 
    Ma se il tuo cor, che freme
 di un’ira generosa,
 difenderà la sposa,
 io madre ancor sarò.