Ifigenia in Aulide, Vienna, van Ghelen, 1718

 SCENA X
 
 AGAMENNONE e ULISSE
 
 AGAMENNONE
 Eccomi al duro passo
325che sì temei. Deluse
 son l’arti mie. Non mi giovò accortezza
 contra l’insidie di fortuna avversa.
 Ahi! Con qual volto incontrerò la moglie?
 Ahi! Con qual core abbraccerò la figlia?
330Misere! A liete nozze
 voi qui guida un mio cenno e avrete morte,
 che due vittime a un tratto
 cadrete, una dal duolo, una dal ferro.
 E da l’uno e da l’altro io pur trafitto,
335morrò con voi. Deh! Ulisse,
 abbimi almen pietade e scusa il pianto.
 Se piango re, son vile
 ma, se padre non piango, io son crudele.
 ULISSE
 Signor, son padre anch’ io. Giusto è ’l tuo duolo;
340ma che? Dove il lagnarsi al mal non giova,
 mostri senno e valore uom saggio e forte.
 AGAMENNONE
 Ulisse, un buon consiglio è agevol cosa.
 Ma se qui del tuo figlio
 si agitasse il destin, non so se tanto
345saresti forte.
 ULISSE
                          Il colpo
 fatto è necessità. Giunta è l’attesa
 vittima. Il sa Calcante.
 Tu l’hai giurata.
 AGAMENNONE
                                E la darò. S’innalzi
 l’infausto altare. In breve
350io vi trarrò la misera. Ma intanto
 fa’ che taccia Calcante; e ad una madre
 si occulti il sacrificio.
 Temo l’ire feroci
 del suo dolor. Deh! Pria restassi estinto.
 ULISSE
355Vinta è già Troia or che te stesso hai vinto.
 
    Veggo già che ai grechi legni
 spira il vento, il mar s’inchina;
 e già trema a la vicina
 sua caduta Ilio orgoglioso.
 
360   Ma se l’Asia andrà sconfitta,
 se d’invitta
 avrà Grecia un maggior grido,
 tutto tutto
 sarà gloria e sarà frutto
365del tuo cor sì generoso.