Alessandro Severo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA ULTIMA
 
 Precede gran sinfonia ed intanto scendono dalle scalinate superiori i soldati e popoli romani, dipoi ALESSANDRO con GIULIA, poi SALLUSTIA e MARZIANO, poi ALBINA e CLAUDIO
 
 ALESSANDRO
 Salva, o madre, ti abbraccio e appena il credo.
 GIULIA
 Ma se Giulia peria, dov’era il figlio?
 ALESSANDRO
 Spinto da amor, da sdegno, al primo avviso
1350corsi, volai. Che pro? Di armati e d’armi
 era chiuso ogni passo;
 e non mi valse autorità né prego.
 GIULIA
 E Claudio a te sì fido?
 ALESSANDRO
                                           Invan nel denso
 lo cercai de’ soldati e de’ custodi.
1355Anche in lui temo e tradimenti e frodi.
 GIULIA
 Così volle il destin, perché dell’opra
 tutto ne avesse il merto
 la virtù di Sallustia.
 ALESSANDRO
                                       O generosa!
 GIULIA
 Ecco la mia difesa e la tua sposa.
 SALLUSTIA
1360Mio cesare e signor...
 ALESSANDRO
                                         Che fai?
 SALLUSTIA
                                                           Prostrata
 starò al tuo piè, finché del padre ottenga
 al colpevole amor grazia e perdono.
 ALESSANDRO
 Il duce ov’è? La madre
 tu mi salvasti; io il genitor ti dono.
 SALLUSTIA
1365E augusta?
 GIULIA
                        Il mio potere
 tutto è per te dovere. È assai maggiore
 del suo fallo il tuo merto;
 e di un campion sì forte
 non si privi l’impero.
 MARZIANO
                                          Andrò nel campo,
1370miei benefici augusti,
 e per far che sia eguale
 alla vostra bontà la mia fortezza,
 rammentando la colpa,
 darò sprone alla fede
1375e sul Tigri sconfitto
 temeranno anche i Parti il mio delitto.
 SALLUSTIA
 Ora nulla più manca al mio riposo.
 ALESSANDRO
 Mia vita.
 SALLUSTIA
                    Anima mia.
 ALESSANDRO
                                            Mio ben.
 SALLUSTIA
                                                               Mio sposo.
 GIULIA
 Più non mi turba un sì innocente amore.
 ALBINA
1380Seguimi. Non temer. Sire, al tuo aspetto
 un colpevole io traggo, onde ne impetri
 grazia e non pena.
 ALESSANDRO
                                    E tu pur, Claudio, allora
 che in te fede più avea, tu più tradirmi?
 CLAUDIO
 Signor... (Che mai dirò?...)
 ALESSANDRO
                                                    Ma tu qual sei?
1385Giovane e a pro del soglio
 che oprasti, onde con tanta
 confidenza ed orgoglio
 favor pretendi?
 SALLUSTIA
                                Ah, sposo,
 se augusta è salva, il merto
1390tutto a costei si ascriva. In lei ti addito
 di Sulpizio la figlia. Ad altro tempo
 suoi casi udrai. Ti basti
 ora il saper ch’ella il veleno e il ferro
 mi scoprì amica e che in mercé ne chiede
1395del suo amante il perdono.
 ALESSANDRO
 Disponi a tuo piacer del suo destino.
 SALLUSTIA
 Claudio, sia pena tua l’amar Albina.
 CLAUDIO
 Pena più cara a me di ogni mercede.
 Se sposo mi gradisci, ecco la fede.
 ALBINA
1400Ma sia fido marito
 chi fu amante spergiuro.
 CLAUDIO
 Eterno amore al tuo bel volto io giuro.
 GIULIA
 Popoli, or qui raccolti
 dell’impero del figlio
1405con liete pompe a celebrar gli auspizi,
 non men di lui, della sua augusta sposa
 date lode alle glorie, applauso a’ fasti.
 Voi la vedeste invitta e voi vedeste
 ceder tutto ad un core,
1410ove con la virtù si unisca amore.
 TUTTI
 Tutto cede ad un core,
 ove con la virtù si unisca amore.
 
    Bell’amor
 che fai lega con virtù,
1415canti ogni alma il tuo poter.
 
    Della sorte
 tu disarmi anche il rigor;
 e lo cangi invitto e forte
 in tua gloria e in tuo piacer.
 
 Il fine dell’«Alessandro Severo»