Alessandro Severo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 MARZIANO con seguito e le suddette
 
 GIULIA
 Oimè, quai voci!
 MARZIANO
                                  A tutti
 ed a cesare istesso (Su la porta con la spada in mano)
 si divieti l’ingresso.
 GIULIA
1155Chiuso è ogni scampo. Ah, perfida, trionfa.
 MARZIANO
 Augusta, il tempo è questo
 di vendetta e di morte. E che? Pensavi
 che stupido io potessi
 i miei torti soffrir? Tale è il mio sangue
1160che, se all’onor del trono
 tu l’innalzasti, ei n’era degno e appena
 n’era un grado lontano. Or che l’ascese,
 non è più in tuo poter far che ne cada
 senza gravi rovine.
1165Cinta una volta la real corona,
 rende sacra la fronte ov’ella splende.
 Era augusta la figlia
 al par di te, da che ne ottenne il fregio;
 augusta l’onorò Roma, il Senato
1170e cesare e tu stessa.
 Pari a te in grado, a te anche pari in sorte,
 ella esiglio e ripudio e tu avrai morte.
 GIULIA
 Venga questa e m’incontri,
 più di quello che pensi, ardita e forte.
1175La temei, non lo nego,
 pria di vederla. Or che la miro in volto
 a iniquo genitor d’indegna figlia,
 ella in me non risveglia altro dolore
 che quel di aver sì tardi
1180trovato e conosciuto il traditore.
 Ben fui cieca a cercarlo
 fuor del tuo sangue e fuor di te. La mia
 colpa è sol questa; e questa
 fa la mia pena ed arma il tuo delitto.
1185Compiscilo; ma sappi
 che una madre svenata
 chiamerà alle vendette un figlio augusto;
 e se col mio morir render tu pensi
 alla figlia lo sposo ed il comando,
1190orgoglio e fellonia mal ti consiglia.
 Per cesare qui giuro
 morte a te, morte a’ tuoi, morte alla figlia.
 MARZIANO
 Marziano, Sallustia e Roma e il mondo,
 tutto tutto perisca;
1195ma Giulia ci preceda, ombra non vile.
 Né più si tardi. Amici,
 a me l’onor del primo colpo.
 SALLUSTIA
                                                     Ah, padre,
 chi più offesa di me? Chi più oltraggiata?
 Stanca di tante ingiurie
1200è la mia sofferenza. Anche a me un ferro,
 perché teco compagna io venga all’opra.
 MARZIANO
 Figlia, abbastanza rea sei del mio sdegno.
 La salvasti dal tosco.
 SALLUSTIA
                                        E la salvai,
 per aver parte anch’io nella vendetta.
1205A me le offese mie punir si aspetta.
 GIULIA
 Tanto si dura a dar la morte a un solo?
 SALLUSTIA
 Padre, un acciar. Tel chiede
 l’ira insieme e l’amor.
 MARZIANO
                                           Prenditi il mio, (Dà la spada a Sallustia e ne prende un’altra di mano dalle guardie)
 o magnanima figlia. A me non manca
1210di che armar questo braccio. Altro ne impugno;
 su via, figlia, ti affretta.
 Il nostro sdegno è impaziente.
 SALLUSTIA
                                                         Aspetta.
 E tu or vedrai qual sia Sallustia. Quella (A Giulia)
 condannata al ripudio,
1215riservata all’esiglio,
 quella già imperatrice e poi vil serva,
 derisa, minacciata
 alla mensa, all’aspetto
 di Roma tutta, ora vedrai qual sia.
 GIULIA
1220Qual sempre fu, sempre nimica mia.
 MARZIANO
 Mori, o donna superba. Alcun non veggio
 riparo al tuo destin.
 SALLUSTIA
                                       Ben lo vegg’io;
 ed al seno di augusta è scudo il mio. (Si volta improvvisamente verso Marziano col ferro, in atto di voler difender Giulia)
 MARZIANO
 Figlia, che fai?
 SALLUSTIA
                              Difendo
1225ciò che virtù m’impone.
 MARZIANO
 Quel seno che difendi
 bolle d’odio per te.
 SALLUSTIA
                                     Ma quello è il seno
 che diè vita al mio sposo.
 MARZIANO
 Lo sposo ella ti toglie.
 SALLUSTIA
                                          Ella mel diede.
 MARZIANO
1230E con esso ti priva
 e di patria e d’impero.
 SALLUSTIA
 Mi faccia anche morir. Tutte le offese
 non uguagliano il prezzo
 del suo gran dono.
 GIULIA
                                    (Io son di sasso!)
 MARZIANO
                                                                     Eh, mora.
 SALLUSTIA
1235Le ferite e la morte
 passeranno al mio sen, prima che al suo.
 MARZIANO
 Son padre.
 SALLUSTIA
                       Nol conosco
 in chi di fellonia marche ha sul volto.
 MARZIANO
 Ingrata, or via, quel ferro
1240scaglia ancor nel mio petto.
 SALLUSTIA
 Quel di augusta difendo
 e non minaccio il tuo.
 MARZIANO
                                          Ma che? D’inciampo
 sarà fanciulla imbelle
 al mio braccio guerrier? Questo sol colpo
1245il mal fidato acciar mi gitti al piede. (Con un colpo gitta la spada di mano a Sallustia)
 E tu mori, o superba.
 SALLUSTIA
                                          Augusta, prendi
 e con la mia la vita tua difendi. (Si cava uno stilo dal seno e lo porge a Giulia)
 MARZIANO
 O dei!
 GIULIA
               Perfido, indietro.
 Odio di esser crudel; ma se costretta
1250vi sarò da quel cieco
 furor, che qui ti trasse,
 ti ucciderò sugli occhi
 la figlia e poi me stessa.
 MARZIANO
 Deh, ferma. In questo seno...
 GIULIA
1255Indietro, traditore, o qui la sveno.
 Ho in mano la vendetta e la difesa.
 MARZIANO
 Quella e questa or mi manca,
 che risolver non so. Fermarmi è rischio.
 Ritirarmi è viltade.
1260Augusta...
 GIULIA
                      Al primo passo
 tu più padre non sei. Già vedi ’l colpo.
 MARZIANO
 O voti mal perduti! O incauta figlia!
 Da te stessa tradita,
 togliesti a te ogni bene,
1265a me pace, vendetta, onore e vita.
 
    Non è degna di perdono
 sfortunata fellonia.
 
    Quell’ardir che offende il trono
 o ne scenda,
1270col trofeo di una gran colpa,
 o ne attenda
 pena infame e morte ria.