Alessandro Severo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IV
 
 CLAUDIO e ALBINA
 
 CLAUDIO
 Ben sollecita fosti. Eccomi, Albina.
 ALBINA
 Hai teco l’ire tue?
 CLAUDIO
                                    Vaghe di sangue,
 avide di vendetta.
 ALBINA
 Qui ’l traditore alla sua pena io trassi.
 CLAUDIO
1035Altri che te non veggio. Ov’è l’iniquo? (Dà di mano alla spada)
 ALBINA
 Tremerai nel vederlo.
 CLAUDIO
                                          Abbia anche ceffo
 di Medusa e di furia, io nol pavento.
 Non vi sarà per lui scampo o perdono.
 Ov’è?
 ALBINA
               L’hai già presente; e quello io sono.
 CLAUDIO
1040Tu quello sei?
 ALBINA
                             Spietato, in questo seno
 cerchi, se il può, quel ferro il grande arcano
 dell’atroce congiura.
 Che fai? Queste di Giulia
 non son le stanze. Ivi ti attende il duce,
1045ivi i custodi tuoi. L’ora è vicina.
 Premono l’ombre. Claudio,
 che tardi più? Giulia dal tosco illesa
 or or per te cadrà vittima al ferro.
 CLAUDIO
 (Tutto sa; tutto intese).
 ALBINA
1050Dimmi, sleal. Da te tradita e offesa
 vendicarmi potea? Trar la tua colpa
 al tribunal della feroce augusta
 poteano l’ire mie? Tacqui, o infedele,
 non per pietà di te che non la merti;
1055tacqui sol per vederti
 dall’amor mio punito e dal tuo fallo,
 spergiuro amante e perfido vassallo.
 CLAUDIO
 (Qual tumulto di affetti
 mi si desta nel cor!)
 ALBINA
                                       Mirarti estinto
1060sotto un’infame scure
 non era gloria mia, non mio riposo.
 A questo ferro, a questo (Snuda la spada)
 la tua morte serbai.
 Offeso amor la chiede e fé negletta.
1065Difenditi, se puoi. Voglio vendetta.
 CLAUDIO
 Vendichi pure Albina i torti suoi.
 La vita mi serbasti;
 ripigliala, se vuoi.
 ALBINA
 Nulla mi devi. Io te ne assolvo. Stringi,
1070su stringi ’l ferro; o il petto
 piagherò benché inerme.
 CLAUDIO
 Ferisci, io nol difendo;
 e a chi vita mi diè, morte non rendo.
 ALBINA
 È questo il tuo valor? Tal la tua gloria?
 CLAUDIO
1075Prima della tua mano
 mi dà morte il dolor di averti offesa.
 ALBINA
 Ah, parlassi da vero, ingrato core.
 Ma non merta più fede un traditore.
 CLAUDIO
 O bella, e il dirò ancora, o cara Albina,
1080viver non seppi tuo; tuo saprò almeno
 morir; piaga; trafiggi; eccoti ’l seno.
 ALBINA
 Pena, che basta, è il tuo dolor. Sol questa,
 questa era la vendetta
 ch’io volea dal tuo core,
1085la morte no, ma pentimento e amore.
 CLAUDIO
 Rendimi l’amor tuo dopo il perdono.
 ALBINA
 L’amor? Risolverò. L’alma sì tosto
 i suoi sdegni non cede.
 Voglio prova maggior della tua fede.
 
1090   Voglio dal tuo dolore
 prove di forte amore
 e poi risolverò.
 
    A novo tradimento
 fa invito e dà fomento
1095chi facile dà fede
 a un cor che l’ingannò.