Alessandro Severo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 SALLUSTIA e ALBINA
 
 SALLUSTIA
 (Padre, quanto mi costi!) Ah, cara Albina.
 È favore del ciel ch’io qui t’incontri.
 ALBINA
1010Oltre l’uso i bei lumi
 foschi veggio...
 SALLUSTIA
                              Se m’ami,
 porgimi un ferro.
 ALBINA
                                   Un ferro!
 Neghisi al tuo dolor.
 SALLUSTIA
                                        No. A mia difesa
 tel chiedo e tosto il porgi.
 ALBINA
1015Ah, non far che a dolermi
 abbia di mia pietà.
 SALLUSTIA
                                      Scaccia ogni tema.
 Dolente sì, non disperata il chiedo.
 Non mel ritardi più la tua amistade.
 ALBINA
 Prendilo. O ciel, che fia! (Le dà uno stilo)
 SALLUSTIA
1020Con più pace ti lascio, o dolce amica.
 
    Langue al cocente raggio
 la pallida viola;
 ma stilla rugiadosa
 spiegar le fa più vaghi
1025i suoi colori.
 
    Di fronte al fiero oltraggio
 langue anche l’alma mia;
 ma un raggio di speranza
 conforta e racconsola
1030i miei languori.