Alessandro Severo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA II
 
 ALESSANDRO e SALLUSTIA
 
 ALESSANDRO
 Sallustia.
 SALLUSTIA
                    Ah, mio Alessandro,
 forz’è ch’io segua augusta e ch’io ti lasci.
 ALESSANDRO
 Con un solo tuo accento
 puoi me far lieto e te felice; e il neghi?
 SALLUSTIA
980Di te indegna sarei, se ti ubbidissi.
 ALESSANDRO
 Sì poco ami Alessandro?
 SALLUSTIA
 L’amo più di me stessa;
 ma più del mio dover non posso amarlo.
 ALESSANDRO
 Val sì poco il mio trono?
 SALLUSTIA
985Con disonor nol curo.
 ALESSANDRO
 Sì poco il letto mio?
 SALLUSTIA
                                       Fin nel tuo seno
 ne avrei pena e rimorso.
 ALESSANDRO
 Tanto ti è caro il traditor che taci?
 SALLUSTIA
 Dissi quanto dovea. Lascia ch’io parta.
 ALESSANDRO
990Se per lui temi, agli alti numi ’l giuro,
 sua difesa sarò, sarò suo scudo.
 SALLUSTIA
 (Tutto lo tradiria, s’io lo tradissi).
 ALESSANDRO
 Prega Alessandro e ancor Sallustia tace?
 SALLUSTIA
 Tacer deggio e penar. Soffrilo in pace.
 ALESSANDRO
995Deh, senti, o cara...
 SALLUSTIA
                                      Ah! Sì infelice io sono
 che il più dolce mio voto è mia sventura.
 L’esser teco è mia pena
 e può farsi tua colpa; o vanne o parto.
 ALESSANDRO
 Crudel! Se mi sei tolta e s’io ti perdo,
1000non accusar la madre. O dio! Tu sei
 cagion de’ mali tuoi, cagion de’ miei.
 
    Da te tu mi dividi;
 ti perdo e tu mi uccidi;
 crudel! Tu vuoi così; ma non t’intendo.
 
1005   Tu vibri nel mio cor
 il dardo feritor;
 e ne mostri pietà né la comprendo.