Alessandro Severo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 ALBINA
 
 ALBINA
690Va’ pur. So le tue trame.
 Ho in man la mia vendetta.
 Sei perduto, se parlo; e parlar deggio,
 vilipesa e schernita.
 Giulia il saprà. Ma qual trofeo, qual gloria
695sarà la mia, veder per altra colpa
 spirar quell’empio core
 che svenar deggio al mio tradito amore?
 Non importa. Egli cada
 e, se cade per me, mio n’è l’onore.
700Sappia Giulia... Che penso?
 Io di Sallustia il padre esporre a morte?
 Io far che si confonda
 col sangue reo di un’innocente il pianto?
 No, con miglior consiglio
705a Sallustia si sveli ’l reo disegno.
 Si consoli ’l suo duolo.
 Poi l’ira mia farà perir l’indegno.
 
    Dell’infido a te si aspetta
 la vendetta,
710mia oltraggiata fedeltà.
 
    Se tacendo or lo difendo,
 è furore e sembra amore,
 è fierezza e par pietà.