Alessandro Severo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA V
 
 GIULIA, MARZIANO e CLAUDIO
 
 MARZIANO
 Augusta, onor del Tebro, amor di Roma...
 GIULIA
 Duce, non sei nel campo? In Roma forse
 ti richiama la figlia?
 MARZIANO
620Non è più figlia mia chi a te fu ingrata.
 Rispettar la superba in te dovea
 la sua benefattrice e la sua augusta.
 La man, che la punisce, è sempre giusta.
 GIULIA
 O degno genitor di miglior figlia!
 CLAUDIO
625(Cauto l’ire nasconde).
 MARZIANO
 Più non sa di esser padre
 chi sa di esser vassallo. A pro del trono
 sparsi sangue e sudor.
 GIULIA
                                           Giulia in te onora
 la difesa miglior del nostro impero.
 MARZIANO
630Contra i Parti nimici
 andrò duce e guerriero,
 purché l’augusta Giulia
 del mio cesare al voto aggiunga il suo.
 CLAUDIO
 Me pur cesare elesse
635duce de’ suoi custodi.
 Se il tuo cor non vi assente,
 rinunzio il grado.
 GIULIA
                                   Ambo mi siete amici,
 che, a chi serve con fede al figlio mio
 e di Roma all’onor, grata son io.
 
640   Non ho in petto un’alma ingrata.
 So punir e so premiar.
 
    Contra il fasto armo il rigor;
 con la fede uso l’amor.
 L’arte è questa del regnar,
645saper farsi temer e farsi amar.