Alessandro Severo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IV
 
 GIULIA
 
 GIULIA
605Ferma, crudel. Son vinta.
 Torni... Che fo! Qual debolezza è questa?
 Qual disonore? Io rivocar l’esiglio?
 Ma se poi tratto il figlio
 dal suo furore... Eh, perdita di moglie
610non mai guida a morir. Parta la rea
 e con l’ombre ella parta.
 Né questo dì dall’ire mie si perda.
 L’aureo manto deponga;
 ed in grado servil Roma la vegga,
615ove augusta imperò, starsene ancella.
 Avvilita beltà non è più quella.