Alessandro Severo, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XIV
 
 SALLUSTIA e poi MARZIANO
 
 SALLUSTIA
 Qual torrente, qual turbine di mali
435m’inonda e mi rapisce? Io che poc’anzi...
 MARZIANO
 Figlia, qual ti lasciai? Qual ti ritrovo?
 SALLUSTIA
 Di mia sfortuna a te sì tosto il grido
 pervenne, o genitor?
 MARZIANO
                                         D’alto non cade
 grave mole giammai senza rimbombo.
 SALLUSTIA
440Che consigli in tal uopo?
 MARZIANO
 Ubbidir con virtù, soffrir con senno.
 SALLUSTIA
 Ne’ lievi mali, e senno e tolleranza
 serbar si ponno. I miei
 opprimono col numero e col peso.
 MARZIANO
445Tu con ossequio lusinghier procura
 vincer l’irata donna.
 SALLUSTIA
 Pria vincerò gl’indomiti leoni
 e le tigri feroci
 che quel barbaro cor.
 MARZIANO
                                         Corri allo sposo.
 SALLUSTIA
450La madre mel divieta.
 MARZIANO
 Tempo si ottenga.
 SALLUSTIA
                                    Il dì prescritto è questo
 al mio esiglio fatal.
 MARZIANO
                                     Questo anche basta.
 Nol perderò. Lasciami, o figlia, e spera.
 SALLUSTIA
 La sorte mia troppo è spietata e fiera.
 
455   Padre, addio. Dammi un amplesso
 e ricordati di me.
 
    Poi da te, mio caro sposo,
 verrò a tor l’estremo addio,
 con la speme e col desio
460di spirar l’alma al tuo piè.