Alessandro Severo, Venezia, Rossetti, 1717

 SCENA ULTIMA
 
 Salone imperiale, nel cui fondo si vede discesa la reggia della Felicità di Roma.
 
 Precede gran sinfonia ed intanto scendono dalle scalinate superiori i soldati e popoli romani, dipoi ALESSANDRO con GIULIA, poi SALLUSTIA, MARZIANO, poi ALBINA e CLAUDIO
 
 ALESSANDRO
 Salva, o madre, t’abbraccio e appena il credo.
 GIULIA
 Ma se Giulia peria, dov’era il figlio?
 ALESSANDRO
1350Spinto da amor, da sdegno, al primo avviso
 corsi, volai. Che pro? D’armati e d’armi
 era chiuso ogni passo;
 e non mi valse autorità né priego.
 GIULIA
 E Claudio a te sì fido?
 ALESSANDRO
                                           Invan nel denso
1355lo cercai de’ soldati e de’ custodi.
 Anche in lui temo e tradimenti e frodi.
 GIULIA
 Così volle il destin, perché de l’opra
 tutto ne avesse il merto
 la virtù di Sallustia.
 ALESSANDRO
                                       O generosa!
 GIULIA
1360Ecco la mia difesa e la tua sposa.
 SALLUSTIA
 Mio cesare e signor...
 ALESSANDRO
                                         Che fai?
 SALLUSTIA
                                                           Prostrata
 starò al tuo piè, finché del padre ottenga
 al colpevole amor grazia e perdono.
 ALESSANDRO
 Il duce ov’è? La madre
1365tu mi salvasti; io ’l genitor ti dono.
 SALLUSTIA
 E augusta?
 GIULIA
                        Il mio potere
 tutto è per te dovere. È assai maggiore
 del suo fallo il tuo merto;
 e d’un campion sì forte
1370non si privi l’impero.
 MARZIANO
                                          Andrò nel campo,
 miei benefici augusti,
 e per far che sia eguale
 a la vostra bontà la mia fortezza,
 rammentando la colpa,
1375darò sprone a la fede
 e sul Tigri sconfitto
 temeranno anche i Parti il mio delitto.
 SALLUSTIA
 Ora nulla più manca al mio riposo.
 ALESSANDRO
 Mia vita.
 SALLUSTIA
                    Anima mia.
 ALESSANDRO
                                            Mio ben.
 SALLUSTIA
                                                               Mio sposo.
 GIULIA
1380Più non mi turba un sì innocente amore.
 ALBINA
 Seguimi. Non temer. Sire, al tuo aspetto
 un colpevole io traggo, onde ne impetri
 grazia e non pena.
 ALESSANDRO
                                    E tu pur, Claudio, alora
 che in te fede più avea, tu più tradirmi?
 CLAUDIO
1385Signor... Che mai dirò?...
 ALESSANDRO
                                                Ma tu qual sei?
 Giovane e a pro del soglio
 che oprasti, onde con tanta
 confidenza ed orgoglio
 favor pretendi?
 SALLUSTIA
                                Ah! Sposo,
1390se augusta è salva, il merto
 tutto a costei si ascriva. In lei ti addito
 di Sulpicio la figlia. Ad altro tempo
 suoi casi udrai. Ti basti
 ora il saper ch’ella il veleno e il ferro
1395mi scoprì amica e che in mercé ne chiede
 del suo amante il perdono.
 ALESSANDRO
 Disponi a tuo piacer del suo destino.
 SALLUSTIA
 Claudio, sia pena tua l’amar Albina.
 CLAUDIO
 Pena più cara a me d’ogni mercede.
1400Se sposo mi gradisci, ecco la fede.
 ALBINA
 Ma sia fido marito
 chi fu amante spergiuro.
 CLAUDIO
 Eterno amore al tuo bel volto io giuro.
 GIULIA
 Popoli, or qui raccolti
1405de l’impero del figlio
 con liete pompe a celebrar gli auspici,
 non men di lui, de la sua augusta sposa
 date lode alle glorie, applauso ai fasti.
 Voi la vedeste invitta e voi vedeste
1410ceder tutto ad un core,
 ove con la virtù si unisca amore.
 TUTTI
 Tutto cede ad un core,
 ove con la virtù si unisca amore.
 
    Bell’amor
1415che fai lega con virtù,
 canti ogni alma il tuo poter.
 
    De la sorte
 tu disarmi anche il rigor;
 e lo cangi invitto e forte
1420in tua gloria e in tuo piacer.
 
 Il fine