Alessandro Severo, Venezia, Rossetti, 1717

 SCENA VIII
 
 MARZIANO con seguito e le suddette
 
 GIULIA
 Aimè! Quai voci!
 MARZIANO
                                  A tutti
 ed a cesare istesso (Su la porta con la spada in mano)
1155si divieti l’ingresso.
 GIULIA
 Chiuso è ogni scampo. Ah, perfida, trionfa.
 MARZIANO
 Augusta, il tempo è questo
 di vendetta e di morte. E che? Pensavi
 che stupido io potessi
1160i miei torti soffrir? Tale è il mio sangue
 che, se a l’onor del trono
 tu l’innalzasti, ei n’era degno e appena
 n’era un grado lontano. Or che l’ascese,
 non è più in tuo poter far che ne cada
1165senza gravi ruine.
 Cinta una volta la real corona,
 rende sacra la fronte ov’ella splende.
 Era augusta la figlia
 al par di te, da che ne ottenne il fregio;
1170augusta l’onorò Roma, il Senato
 e cesare e tu stessa.
 Pari a te in grado, a te anche pari in sorte,
 ella esiglio e ripudio e tu avrai morte.
 GIULIA
 Venga questa e m’incontri,
1175più di quello che pensi, ardita e forte.
 La temei, non lo niego,
 pria di vederla. Or che la miro in volto
 a iniquo genitor d’indegna figlia,
 ella in me non risveglia altro dolore
1180che quel di aver sì tardi
 trovato e conosciuto il traditore.
 Ben fui cieca a cercarlo
 fuor del tuo sangue e fuor di te. La mia
 colpa è sol questa; e questa
1185fa la mia pena ed arma il tuo delitto.
 Compiscilo; ma sappi
 che una madre svenata
 chiamerà a le vendette un figlio augusto;
 e se col mio morir render tu pensi
1190a la figlia lo sposo ed il comando,
 orgoglio e fellonia mal ti consiglia.
 Per cesare qui giuro
 morte a te, morte a’ tuoi, morte a la figlia.
 MARZIANO
 Marziano, Sallustia e Roma e ’l mondo,
1195tutto tutto perisca;
 ma Giulia ci preceda, ombra non vile.
 Né più si tardi. Amici,
 a me l’onor del primo colpo.
 SALLUSTIA
                                                     Ah! Padre!
 Chi più offesa di me? Chi più oltraggiata?
1200Stanca di tante ingiurie
 è la mia sofferenza. Anche a me un ferro,
 perché teco compagna io venga a l’opra.
 MARZIANO
 Figlia, abbastanza rea sei del mio sdegno.
 La salvasti dal tosco.
 SALLUSTIA
                                        E la salvai
1205per aver parte anch’io ne la vendetta.
 A me le offese mie punir si aspetta.
 GIULIA
 Tanto si dura a dar la morte a un solo?
 SALLUSTIA
 Padre, un acciar. Tel chiede
 l’ira insieme e l’amor.
 MARZIANO
                                           Prenditi il mio, (Dà la spada a Sallustia e ne prende un’altra di mano dalle guardie)
1210o magnanima figlia. A me non manca
 di che armar questo braccio. Altro ne impugno;
 su via, figlia, ti affretta.
 Il nostro sdegno è impaziente.
 SALLUSTIA
                                                         Aspetta.
 E tu or vedrai qual sia Sallustia. Quella (A Giulia)
1215condannata al ripudio,
 riservata a l’esiglio,
 quella già imperatrice e poi vil serva,
 derisa, minacciata
 a la mensa, a l’aspetto
1220di Roma tutta, ora vedrai qual sia.
 GIULIA
 Qual sempre fu, sempre nemica mia.
 MARZIANO
 Mori, o donna superba. Alcun non veggio
 riparo al tuo destin.
 SALLUSTIA
                                       Ben lo vegg’io;
 ed al seno di augusta è scudo il mio. (Si volta improvisamente verso Marziano col ferro, in atto di voler difender Giulia)
 MARZIANO
1225Figlia, che fai?
 SALLUSTIA
                              Difendo
 ciò che virtù m’impone.
 MARZIANO
 Quel seno che difendi
 bolle d’odio per te.
 SALLUSTIA
                                     Ma quello è il seno
 che diè vita al mio sposo.
 MARZIANO
1230Lo sposo ella ti toglie.
 SALLUSTIA
                                          Ella mel diede.
 MARZIANO
 E con esso ti priva
 e di patria e d’impero.
 SALLUSTIA
 Mi faccia anche morir. Tutte le offese
 non uguagliano il prezzo
1235del suo gran dono.
 GIULIA
                                    (Io son di sasso).
 MARZIANO
                                                                     Eh! Mora.
 SALLUSTIA
 Le ferite e la morte
 passeranno al mio sen, prima che al suo.
 MARZIANO
 Son padre.
 SALLUSTIA
                       Nol conosco
 in chi di fellonia marche ha sul volto.
 MARZIANO
1240Ingrata, or via, quel ferro
 scaglia ancor nel mio petto.
 SALLUSTIA
 Quel d’augusta difendo
 e non minaccio il tuo.
 MARZIANO
                                          Ma che? D’inciampo
 sarà fanciulla imbelle
1245al mio braccio guerrier? Questo sol colpo
 il mal fidato acciar mi getti al piede. (Con un colpo getta la spada di mano a Sallustia)
 E tu mori, o superba.
 SALLUSTIA
                                          Augusta, prendi
 e con la mia la vita tua difendi. (Si cava uno stilo dal seno e lo porge a Giulia)
 MARZIANO
 O dei!
 GIULIA
               Perfido, indietro.
1250Odio d’esser crudel; ma se costretta
 vi sarò da quel cieco
 furor, che qui ti trasse,
 ti ucciderò sugli occhi
 la figlia e poi me stessa.
 MARZIANO
1255Deh! Ferma. In questo seno...
 GIULIA
 Indietro, traditore, o qui la sveno.
 Ho in mano la vendetta e la difesa.
 MARZIANO
 Quella e questa or mi manca.
 Che risolver non so. Fermarmi è rischio.
1260Ritirarmi è viltade.
 Augusta...
 GIULIA
                      Al primo passo
 tu più padre non sei. Già vedi il colpo.
 MARZIANO
 O voti mal perduti! O incauta figlia!
 Da te stessa tradita,
1265togliesti a te ogni bene,
 a me pace, vendetta, onore e vita.
 
    Non è degna di perdono
 sfortunata fellonia.
 
    Quell’ardir che offende il trono
1270o ne scenda
 col trofeo d’una gran colpa
 o ne attenda
 pena infame e morte ria.