Alessandro Severo, Venezia, Rossetti, 1717

 SCENA IV
 
 ALBINA, CLAUDIO
 
 CLAUDIO
 Ben sollecita fosti. Eccomi, Albina.
 ALBINA
 Hai teco l’ire tue?
 CLAUDIO
                                    Vaghe di sangue,
 avide di vendetta.
 ALBINA
1035Qui il traditore a la sua pena io trassi.
 CLAUDIO
 Altri che te non veggio. Ov’è l’iniquo? (Dà di mano alla spada)
 ALBINA
 Tremerai nel vederlo.
 CLAUDIO
                                          Abbia anche ceffo
 di Medusa e di furia, io nol pavento.
 Non vi sarà per lui scampo o perdono.
1040Ov’è?
 ALBINA
               L’hai già presente e quello io sono.
 CLAUDIO
 Tu quello sei?
 ALBINA
                             Spietato, in questo seno
 cerchi, se ’l può, quel ferro il grande arcano
 de l’atroce congiura.
 Che fai? Queste di Giulia
1045non son le stanze. Ivi ti attende il duce,
 ivi i custodi tuoi. L’ora è vicina.
 Premono l’ombre. Claudio,
 che tardi più? Giulia dal tosco illesa
 or or per te cadrà vittima al ferro.
 CLAUDIO
1050(Tutto sa; tutto intese).
 ALBINA
 Dimmi sleal. Da te tradita e offesa
 vendicarmi potea? Trar la tua colpa
 al tribunal de la feroce augusta
 poteano l’ire mie? Tacqui, o infedele,
1055non per pietà di te che non la merti;
 tacqui sol per vederti
 da l’amor mio punito e dal tuo fallo,
 spergiuro amante e perfido vassallo.
 CLAUDIO
 (Qual tumulto d’affetti
1060mi si desta nel cor!)
 ALBINA
                                       Mirarti estinto
 sotto un’infame scure
 non era gloria mia, non mio riposo.
 A questo ferro, a questo (Snuda la spada)
 la tua morte serbai.
1065Offeso amor la chiede e fé negletta.
 Difenditi, se puoi. Voglio vendetta.
 CLAUDIO
 Vendichi pure Albina i torti suoi.
 La vita mi serbasti;
 ripigliala, se vuoi.
 ALBINA
1070Nulla mi devi. Io te ne assolvo. Stringi,
 su stringi il ferro; o il petto
 piagherò benché inerme.
 CLAUDIO
 Ferisci, io nol difendo;
 e a chi vita mi diè morte non rendo.
 ALBINA
1075È questo il tuo valor? Tal la tua gloria?
 CLAUDIO
 Prima de la tua mano
 mi dà morte il dolor di averti offesa.
 ALBINA
 Ah! Parlassi da vero, ingrato core.
 Ma non merta più fede un traditore.
 CLAUDIO
1080O bella, e ’l dirò ancora, o cara Albina,
 viver non seppi tuo; tuo saprò almeno
 morir; piaga; trafiggi; eccoti il seno.
 ALBINA
 Pena, che basta, è il tuo dolor. Sol questa,
 questa era la vendetta
1085ch’io volea dal tuo core,
 la morte no, ma pentimento e amore.
 CLAUDIO
 Rendimi l’amor tuo dopo il perdono.
 ALBINA
 L’amor? Risolverò. L’alma sì tosto
 i suoi sdegni non cede.
1090Voglio prova maggior de la tua fede.
 
    Voglio dal tuo dolore
 prove di forte amore
 e poi risolverò.
 
    A nuovo tradimento
1095fa invito e dà fomento
 chi facile dà fede
 a un cor che l’ingannò.