Alessandro Severo, Venezia, Rossetti, 1717

 SCENA II
 
 ALESSANDRO, SALLUSTIA
 
 ALESSANDRO
 Sallustia.
 SALLUSTIA
                    Ah! Mio Alessandro,
 forz’è ch’io segua augusta e ch’io ti lasci.
 ALESSANDRO
 Con un solo tuo accento
980puoi me far lieto e te felice; e ’l nieghi?
 SALLUSTIA
 Di te indegna sarei, se ti ubbidissi.
 ALESSANDRO
 Sì poco ami Alessandro?
 SALLUSTIA
 L’amo più di me stessa;
 ma più del mio dover non posso amarlo.
 ALESSANDRO
985Val sì poco il mio trono?
 SALLUSTIA
 Con disonor nol curo.
 ALESSANDRO
 Sì poco il letto mio?
 SALLUSTIA
                                       Fin nel tuo seno
 ne avrei pena e rimorso.
 ALESSANDRO
 Tanto ti è caro il traditor che taci?
 SALLUSTIA
990Dissi quanto dovea. Lascia ch’io parta.
 ALESSANDRO
 Se per lui temi, agli alti numi il giuro,
 sua difesa sarò, sarò suo scudo.
 SALLUSTIA
 Tutto lo tradiria, s’io lo tradissi.
 ALESSANDRO
 Prega Alessandro e ancor Sallustia tace?
 SALLUSTIA
995Tacer deggio e penar. Soffrilo in pace.
 ALESSANDRO
 Deh! Senti, o cara...
 SALLUSTIA
                                       Ah! Sì infelice io sono
 che il più dolce mio voto è mia sventura.
 L’esser teco è mia pena
 e può farsi tua colpa; o vanne o parto.
 ALESSANDRO
1000Crudel! Se mi sei tolta e s’io ti perdo,
 non accusar la madre. O dio! Tu sei
 cagion de’ mali tuoi, cagion de’ miei.
 
    Da te tu mi dividi;
 ti perdo e tu mi uccidi;
1005crudel! Tu vuoi così; ma non t’intendo.
 
    Tu vibri nel mio cor
 il dardo feritor;
 e ne mostri pietà né la comprendo.