Alessandro Severo, Venezia, Rossetti, 1717

 SCENA VIII
 
 ALBINA
 
 ALBINA
 Va’ pur. So le tue trame.
 Ho in man la mia vendetta.
 Sei perduto, se parlo; e parlar deggio
 vilipesa e schernita.
695Giulia il saprà. Ma qual trofeo, qual gloria
 sarà la mia, veder per altra colpa
 spirar quell’empio core
 che svenar deggio al mio tradito amore?
 Non importa. Egli cada
700e, se cade per me, mio n’è l’onore.
 Sappia Giulia... Che penso?
 Io di Sallustia il padre esporre a morte?
 Io far che si confonda
 col sangue reo di un’innocente il pianto?
705No, con miglior consiglio
 a Sallustia si sveli il reo disegno.
 Si consoli il suo duolo.
 Poi l’ira mia farà perir l’indegno.
 
    De l’infido a te s’aspetta
710la vendetta,
 mia oltraggiata fedeltà.
 
    Se tacendo or lo difendo,
 è furore e sembra amore,
 è fierezza e par pietà.