Alessandro Severo, Venezia, Rossetti, 1717

 SCENA V
 
 GIULIA, MARZIANO e CLAUDIO
 
 MARZIANO
 Augusta, onor del Tebro, amor di Roma...
 GIULIA
 Duce, non sei nel campo? In Roma forse
620ti richiama la figlia?
 MARZIANO
 Non è più figlia mia chi a te fu ingrata.
 Rispettar la superba in te dovea
 la sua benefattrice e la sua augusta.
 La man, che la punisce, è sempre giusta.
 GIULIA
625O degno genitor di miglior figlia!
 CLAUDIO
 (Cauto l’ire nasconde).
 MARZIANO
 Più non sa d’esser padre
 chi sa d’esser vassallo. A pro del trono
 sparsi sangue e sudor.
 GIULIA
                                           Giulia in te onora
630la difesa miglior del nostro impero.
 MARZIANO
 Contra i Parti nemici
 andrò duce e guerriero,
 purché l’augusta Giulia
 del mio cesare al voto aggiunga il suo.
 CLAUDIO
635Me pur cesare elesse
 duce de’ suoi custodi.
 Se ’l tuo cor non vi assente,
 rinunzio il grado.
 GIULIA
                                   Ambo mi siete amici,
 che, a chi serve con fede al figlio mio
640e di Roma a l’onor, grata son io.
 
    Non ho in petto un’alma ingrata.
 So punir e so premiar.
 
    Contra il fasto armo il rigor.
 Con la fede uso l’amor.
645L’arte è questa del regnar,
 saper farsi temer e farsi amar.