Alessandro Severo, Venezia, Rossetti, 1717

 SCENA III
 
 GIULIA
 
 GIULIA
 Giulia non son, non madre e non augusta,
 s’oggi dal crine altero
 non ti strappo il diadema e nol calpesto,
 ingratissima donna,
90basso e fosco vapor, dai raggi alzato
 di benefico sol, ma che ben tosto
 cadrai disfatto in pioggia e sciolto in nebbia.
 Oggi vedrai, superba,
 vedrai, qual Giulia sia
95e se avrà più potere
 o l’amor di Alessandro o l’ira mia.
 
    Sdegno, ingegno, affetti, inganni,
 tutti a’ danni io vi voglio
 di una perfida beltà.
 
100   Sono augusta; e a’ piè del soglio
 oltraggiato, disprezzato,
 la superba piangerà.