L’Atenaide, Venezia, Pasquali, 1744 (Atenaide)

 SCENA VII
 
 EUDOSSA
 
 EUDOSSA
1270Ferma, Teodosio, ascolta.
 L’innocenza a te parla
 per bocca mia, tu sei tradito; ascolta.
 
    Tu partisti; e spargo a’ venti
 preghi, lagrime e lamenti.
 
1275Qual demone, qual furia oggi a’ miei danni
 s’è scatenata? Augusta
 m’abborrisce e mi fugge;
 mi persegue Varane;
 mi discaccia Teodosio.
1280Io ti do bando? E ti do bando eterno?
 Sì sì, vuol la mia morte e cielo e inferno.
 
    «Vanne tosto, fuggi, vola,
 disleal, lungi da me»?
 
    Fuggirò, volerò,
1285disprezzata, disperata...
 Innocente amor mio, povera fé.
 
 Quanto era meglio, o padre,
 che più avessi creduto al tuo consiglio,
 che men creduto avessi alla mia spene!
1290Eccomi. Andiam; fuggiamo
 questo empio ciel, queste fatali arene.
 
    In bosco romito,
 in povero lito,
 qual vil pastorella
1295i giorni trarrò.
 
    E in semplice stato
 al crudo mio fato,
 all’empia mia stella,
 men d’ira sarò.
 
 Galleria di statue, contigua agli appartamenti di Pulcheria e d’Eudossa. Di notte.