Il Narciso, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IV
 
 ECO
 
 ECO
 Che fier destino è il mio!
115Doverti amar né poter dir: «T’adoro».
 Aver la morte in seno
 né poter dir: «Crudele, io per te moro».
 Oso appena a me stessa,
 per timor d’irritarti,
120confidarne il secreto.
 Io temo gli occhi miei, temo il mio labbro;
 e per piacerti, oh dio! teco mi fingo
 inimica di amor, quando più t’amo.
 Così mi lice almeno
125seguirti ovunque vai. Posso asciugarti
 su la fronte i sudori e del mio petto
 far morbido guanciale a’ tuoi riposi.
 Così talor mi lice
 stringer la mia con la tua destra; e mostri,
130qualora il core oppresso
 l’orme del suo dolor m’invia sul volto,
 sebben tu non gl’intendi e non gli senti,
 mostri qualche pietà de’ miei tormenti.
 
    Occhi belli, occhi vezzosi,
135benché fieri e disdegnosi,
 godo almen di rimirarvi.
 
    Che, se foste a me pietosi,
 temerei per troppa gioia
 di morir nel vagheggiarvi.