L’Atenaide, Venezia, Pasquali, 1744 (Atenaide)

 SCENA XII
 
 TEODOSIO, PULCHERIA e MARZIANO
 
 TEODOSIO
 Sei vicina, o germana, a porti in fronte
475la corona di Persia.
 PULCHERIA
 Onor ch’io non richiedo.
 TEODOSIO
 All’imeneo felice
 risonano d’applauso e mari e lidi.
 PULCHERIA
 Fama è spesso bugiarda
480e s’applaude sovente a un’ombra vana.
 TEODOSIO
 Tutto arride al tuo nodo.
 PULCHERIA
                                               Il più vi manca.
 TEODOSIO
 Che mai?
 PULCHERIA
                     Vi manca di Pulcheria il voto.
 TEODOSIO
 Vuoi forse rifiutar sposo sì illustre?
 PULCHERIA
 Richiesta ancor non sono.
 TEODOSIO
                                                 E quando fossi?
 PULCHERIA
485Maturar ben si deve il grande assenso,
 dove inutile e tardo è il pentimento.
 TEODOSIO
 E se augusto ten prega?
 PULCHERIA
 Augusto è mio germano.
 MARZIANO
                                               Ed ei non stende
 fin sovra il cor l’autorità del grado.
 TEODOSIO
490Può comandar ciò che all’impero ei crede
 giovevole ed onesto.
 MARZIANO
 Perdonami, signor, giova all’impero
 che talor tu consigli i dubbi affari
 col senno di Pulcheria.
 TEODOSIO
495Duce, chi nacque all’armi
 mal sa in pace trattar nozze ed accordi.
 L’alma guerriera volentier consente
 a consigliar ciò che cagion feconda
 esser può di sospetti e di litigi;
500ma se tale in te avvampa
 sete di guerra e di trofei, va’, espugna
 il bulgaro rubello.
 Pria che il giorno tramonti,
 ti vegga il campo e a nuove palme il guida.
505Cesare a te le sue vendette affida.
 MARZIANO
 Ubbidirò. Dall’armi tue sconfitta
 la provincia rubella,
 il solo non sarà de’ miei perigli;
 e il primo non sarà de’ tuoi trionfi.
510Farò morder il giogo
 al popolo fellon; correr di sangue
 farò, s’ei sia protervo, e strade e fiumi.
 Andrò. Vedrò. Ubbidirò il tuo cenno.
 Soddisfatto vedrò l’altrui livore.
515Tornerò d’altri lauri
 cinto le tempie; e domi
 i miei nimici e i tui,
 avremo ambo vittoria,
 tu dell’audacia, io dell’invidia altrui.
 
520   Di novi allori adorno
 a te farò ritorno;
 e a’ piè del soglio avvinta,
 la fellonia trarrò.
 
    Poi dell’invidia estinta,
525sulle ruine istesse,
 maggior risorgerò.