L’Atenaide, Venezia, Pasquali, 1744 (Atenaide)

 SCENA X
 
 VARANE e LEONTINO
 
 VARANE
360O Leontin, dov’è Atenaide?
 LEONTINO
                                                    Dove
 è Leontino, ivi Atenaide è sempre.
 Ma più non la vedrai, credilo a un padre.
 VARANE
 Chi può torla a’ miei lumi?
 Chi negarla al mio amor? Chi tanto puote?
 LEONTINO
365Tu stesso e la tua gloria.
 VARANE
 La gloria mia?
 LEONTINO
                              Non ti lusingo, o prence.
 Fuggila per tuo onor, per suo la fuggi.
 VARANE
 Il suo fato, il mio amor vuol ch’io la cerchi.
 LEONTINO
 L’amor tuo s’avvilisce; ei cerchi oggetti
370degni più del suo fasto.
 VARANE
 Tutto il mio fasto è l’adorarla. Ah! Cessa
 di più temer. Vengo a recarle un core
 più innocente e più puro.
 Vengo ad offrirle un trono
375pari alla sua virtù. Con minor prezzo
 non riparo il suo torto,
 non l’error mio, torto ed error che tanto
 a me costò di pentimento e pianto.
 LEONTINO
 Eh mediti altre nozze
380della Persia l’erede.
 VARANE
 Quelle vo’ d’Atenaide.
 LEONTINO
 D’augusta gl’imenei l’applauso avranno
 della Persia e del padre.
 VARANE
 Ma non quel del mio cor. Voglio Atenaide.
 LEONTINO
385Vedi la regal vergine.
 VARANE
                                          A’ miei lumi
 tutto è oggetto d’orror, se lei non veggio,
 mia delizia, mio bene.
 Deh, non soffrir ch’io te ne preghi indarno.
 Lascia ch’io dir ti possa
390benefattor e padre.
 Vedilo; io tutta abbasso
 la mia grandezza, onde a pregar m’ascolti.
 Concedimi Atenaide.
 LEONTINO
 Non è più tempo. Allora
395ch’io potea, ricusasti;
 or che tu vuoi, non posso.
 La sorte d’Atenaide
 al paterno voler più non soggiace.
 Decretato è di lei; soffrilo in pace. (In atto di partirsi)
 VARANE
400Fermati e meglio vedi
 qual io mi sia. Varane
 soffrir non può d’aver pregato indarno.
 Chiesi Atenaide ed Atenaide io voglio,
 che se ancor pensi, audace,
405torla con nova fuga agli occhi miei,
 parte non fia sì solitaria e strana,
 dove non giunga il mio furor. Cercarti
 saprà la mia vendetta
 oltre il mar più profondo,
410oltre ogni lido, oltre il confin del mondo.
 LEONTINO
 Nella reggia di cesare non temo.
 Torno a ridirlo; invano
 a me chiedi Atenaide. Il suo destino
 più da me non dipende; e se ancor fede
415tu neghi a’ detti miei,
 vanne a Pulcheria e sol la chiedi a lei.
 
    Più non sono in libertà
 di far tua la beltà che t’invaghì.
 
    Lieta amava il tuo bel core;
420ma un pensiero troppo altero
 v’entrò in onta dell’amore
 e il suo bene a lui rapì.