L’Atenaide, Venezia, Pasquali, 1744 (Atenaide)

 ARGOMENTO
 
    Eudossa, figliuola di Leonzio o Leontino, filosofo ateniese, s’era rifugiata in Costantinopoli per sottrarsi dall’amor di Varane, principe della Persia e figliuolo del re Isdegarde, quel medesimo cui il padre di Teodosio il Giovane, morendo, nominò tutore de’ suoi figliuoli. Ella prima si chiamò Atenaide ma dipoi, essendo stata battezzata da Attico, patriarca di Costantinopoli, avea preso il nome di Eudossa. Avendola quivi veduta esso Teodosio, se ne invaghì; e mosso non tanto dalla bellezza del corpo, quanto dalla eccellenza dell’ingegno di lei, la quale era dottissima, essendo stata allevata dal padre nelle scienze, la prese in moglie, anche di consenso di Pulcheria, sua sorella, la quale poteva molto sull’animo dell’imperatore suo fratello. Parlano di questo fatto gl’istorici greci Zonara, Teofano ed altri.
    Ha servito all’intreccio del dramma il fingere che Varane si portasse a Costantinopoli, seguendo la sua Atenaide con intenzione di sposarla, ancorché in Atene avesse ricusato di farlo, ed ivi insistesse, deposta l’alterigia del suo fasto, per ottenerla, nonostante che la trovasse già destinata a Teodosio, il quale meditava di dargli la sorella Pulcheria, amata da Marziano, famoso generale dell’imperio. Il rimanente di ciò che si finge, come la segreta corrispondenza di Pulcheria verso Marziano, gli amori di Probo per la medesima, le sue gelosie ed il suo tradimento s’intendono facilmente nella tessitura del dramma intitolato Atenaide.
    La scena si rappresenta nella reggia di Bisanzio, ora Costantinopoli.