L’Atenaide, Vienna, Cosmerovio, 1714

 SCENA V
 
 PULCHERIA, poi EUDOSSA
 
 PULCHERIA
 Mira come sicura,
 come lieta sen viene.
1185Chi non diria ch’ella è innocente?
 EUDOSSA
                                                               Augusta,
 vero amor, pura fede
 ad ogn’altro consiglio
 in quest’alma prevalse.
 PULCHERIA
                                             (Ancor sen vanta?)
 EUDOSSA
 Fra Teodosio e Varane
1190scelsi qual più dovea. Mai sì tranquilla
 non mi sentii. Tutti del primo affetto
 sono spenti i rimorsi;
 e del mio ben contenta e del mio fato,
 appena mi sovvien d’aver già amato.
 PULCHERIA
1195(Odi l’alma proterva, odi qual parla?)
 EUDOSSA
 Qual silenzio? Qual torbido? Eh, più lieta
 applaudi alla mia scelta,
 a quella, onde tu stessa
 sei non ultima parte.
 PULCHERIA
1200(Più non resisto). Io che v’applauda? Io parte
 avrò ne la tua colpa? Ed osi ancora
 presentarla al mio sguardo?
 Farne pompa al mio sdegno?
 EUDOSSA
                                                       In che son rea?
 PULCHERIA
 Lieve eccesso a l’ingrato
1205sembra l’ingratitudine, a l’infido
 la poca fé; ma, iniqua,
 ne ha più senso Pulcheria
 di quel che pensi; da quest’ora, indegna
 del mio amor ti dichiaro,
1210del mio favor, de la memoria mia.
 Mi arrossisco di quanto
 e per te feci e per te far volea.
 EUDOSSA
 Almen...
 PULCHERIA
                   Taci. Non deggio
 né rimirarti più né più ascoltarti.
 EUDOSSA
1215S’errai...
 PULCHERIA
                   S’errasti? Meco
 t’infingi ancor? Perfida, taci e parti.
 
    Più non vo’ mirar quel volto,
 più ascoltar non vo’ quel labbro
 lusinghiero e traditor.
 
1220   Labbro e volto in cui sta accolto
 il più iniquo e scellerato,
 il più ingrato ed empio cor.