L’Atenaide, Vienna, Cosmerovio, 1714

 SCENA II
 
 PROBO e VARANE
 
 VARANE
 Ove mi tragga il passo, ove il pensiero,
1085non so, non veggo. Ah! Probo,
 crudele amico, anco il tuo aspetto accresce
 le pene mie. Su, più le irrita. Esponi,
 con qual cor, con qual fronte il mio rivale
 ricevé il lieto avviso e ’l fatal dono?
1090Di’, su le mie sciagure
 quale insultò? Nulla tacer. Non cerco
 che oggetti d’ira, di dolor, di morte.
 PROBO
 (Ecco il tempo). Signore,
 meno misero sei di quel che pensi.
 VARANE
1095È ver. Sì grandi sono
 i mali miei che appieno
 né concepirli né sentirli io posso.
 PROBO
 Ravvisa in questa gemma...
 VARANE
 Eh! Toglimi dagl’occhi
1100l’infausta pietra, onde segnar le stelle
 l’ultimo de’ miei giorni.
 PROBO
                                              Anzi il più lieto.
 VARANE
 Ho perduta Atenaide.
 PROBO
                                           Ella è tua sposa.
 Eccone il testimon, Probo tel reca.
 VARANE
 Come? Atenaide? E sarà vero?
 PROBO
                                                          Appena
1105da lei movesti il piede
 che vinta da pietà, spinta da amore:
 «Vanne, Probo» mi disse.
 «Vanne su l’orme sue. Digli che paga
 son del suo pentimento.
1110Va’. Reca a lui...»
 VARANE
                                  Probo, non più, l’estremo
 piacer m’opprime e in rendermi la vita
 quasi quasi m’uccide.
 
    Io ti abbraccio, o dolce amico.
 Io ti bacio, o caro dono.
 
 PROBO
1115Vien augusto. (Ahi! Che feci?)