L’Atenaide, Vienna, Cosmerovio, 1714

 SCENA XII
 
 EUDOSSA, VARANE, PROBO
 
 PROBO
 (In disparte qui attendo).
 EUDOSSA
930(Mi rinfranchi virtù).
 VARANE
                                          (Mi aiti amore).
 Il misero Varane, o tanto indarno
 sospirata Atenaide,
 avrà pur il piacer di favellarti.
 EUDOSSA
 Parli egli pur. Così comanda augusto.
 VARANE
935Intendo; col suo core
 ti disponi ad udirmi,
 col tuo non già, che troppo
 egl’arde a’ danni miei d’odio funesto.
 EUDOSSA
 Deggio ubbidir; quanto far posso è questo.
 VARANE
940E per me nulla puoi? Non anche sazia
 sei de l’aspre mie pene?
 A un sol error tanto supplicio? Oh dei!
 Per te, che non soffersi?
 Qual mar, qual lido non tentai? Fin dove
945de’ sospir miei su l’ale
 volar non feci d’Atenaide il nome?
 Cor non fu che ai miei pianti
 negasse i suoi. S’è impietosito il cielo
 col guidarmi in Bisanzio.
950Un sol giorno, un sol punto
 mi ti togliea per sempre. A tempo ancora
 sono i miei voti. Ancora
 posso offrirti pentito e nozze e trono.
 Atenaide, mio ben, pietà, perdono.
 EUDOSSA
955Principe, anche in Bisanzio
 vieni a turbare la mia quiete? I mali,
 nel mio cielo natio per te sofferti,
 non ti bastano ancora?
 VARANE
 Eccomi a ripararli
960col pentimento mio.
 EUDOSSA
                                        Tardo mel rechi
 e inutilmente il rechi.
 Data è già la mia fede;
 e di cesare io son.
 VARANE
                                   Sei di Varane,
 se ben rifletti ai primi
965giurati affetti.
 EUDOSSA
                             A quei riffletto, a quelli
 che tu stesso tradisti,
 a quei ch’ora mi fanno augusta e sposa.
 VARANE
 È ver; mirarti in fronte
 il diadema de’ cesari è un gran fregio;
970ma qui, in grado d’augusta,
 sarai serva a Pulcheria. In Persia io ’l primo
 sarò de’ tuoi vassalli;
 ed a’ sudditi miei
 saranno i tuoi begl’occhi e leggi e dei.
 EUDOSSA
975Principe, è tempo alfine
 che in più liberi sensi il cor ti mostri.
 Tutte le offerte tue, le tue lusinghe
 non faranno che Eudossa
 a cesare sia ingrata;
980e del tuo amor mi stimaresti indegna,
 se tua potesse farmi un tradimento.
 Tempo fu che contento
 volea farti il mio cor. Forse non senza
 lagrime io ti perdei.
985Forse ad esser d’altrui l’alma disposi
 con violenza e forse...
 Ma che? Troppo già dissi.
 Di cesare ora son. Data è la fede,
 se non la destra. Esser di lui sol voglio.
990Quando a la tua corona
 nuovi imperi aggiungessi e nuovi mondi
 e quando ancor, per legge
 di rio destino, andar dovesse augusto
 infelice, ramingo, fuggitivo,
995non cangerei desio, non cor, non fede;
 e mi saria più dolce
 con lui misera errar, con lui meschina,
 ch’esser lieta con te, con te regina.
 VARANE
 E ben, facciasi. A l’aspra
1000dura sentenza il mio sangue soscriva.
 Vanne al talamo augusto
 sul cadavere mio.
 EUDOSSA
                                   Tanto non chieggo,
 prence, da te. Soffri il tuo fato. Vivi
 a più degna beltà. Vivi a Pulcheria.
1005Questo al tuo amor, sol questo
 favor dimando, ama Pulcheria e vivi.
 Probo, e tu questa gemma
 rendi...
 VARANE
                 Ferma, Atenaide.
 Sugli occhi miei felice
1010non sia il rival. Lascia ch’io volga altrove
 e le lagrime e l’ire.
 Trema per lui. Morire
 posso ben disperato
 ma non solo, non vil né invendicato.
 
1015   Il mio amore diventa furore,
 rabbia spiro e vendetta dal sen.
 
    Non trabocchi più pianto dagl’occhi;
 ma sia spruzzo di fiamma nel core
 e sul labbro si cangi in velen.