L’Atenaide, Vienna, Cosmerovio, 1714

 SCENA XII
 
 TEODOSIO, PULCHERIA e MARZIANO
 
 TEODOSIO
 Sei vicina, o germana, a porti in fronte
475la corona di Persia.
 PULCHERIA
 Onor ch’io non ambisco.
 TEODOSIO
 A l’imeneo felice
 eccheggiano in applauso e mari e lidi.
 PULCHERIA
 Fama è spesso buggiarda
480e si applaude sovvente a un’ombra vana.
 TEODOSIO
 Tutto arride al tuo nodo.
 PULCHERIA
                                               Il più vi manca.
 TEODOSIO
 Che mai?
 PULCHERIA
                     Vi manca di Pulcheria il voto.
 TEODOSIO
 Vuoi forse rifiutar sposo sì illustre?
 PULCHERIA
 Richiesta ancor non sono.
 TEODOSIO
                                                 E se la fossi?
 PULCHERIA
485Maturar ben si deve il grand’assenso,
 dove inutile e tardo è ’l pentimento.
 TEODOSIO
 E se augusto ten priega?
 PULCHERIA
 Augusto è mio germano.
 MARZIANO
                                               Ed ei non stende
 fin sovra il cor l’autorità del grado.
 TEODOSIO
490Può comandar ciò ch’a l’impero ei crede
 giovevole ed onesto.
 MARZIANO
 Perdonami, signor, giova a l’impero
 che talor tu consigli i dubbi affari
 col senno di Pulcheria.
 TEODOSIO
495Duce, chi nacque a l’armi
 mal sa in pace trattar nozze ed accordi.
 L’alma guerriera volontieri assente
 a consigliar ciò che cagion feconda
 esser può di sospetti e di litigi;
500ma se tale in te avvampa
 sete di guerra e di trofei, va’, espugna
 il bulgaro rubello.
 Pria che ’l giorno tramonti,
 ti vegga il campo e a nuove palme il guida.
505Cesare a te le sue vendette affida.
 MARZIANO
 Ubbidirò. Da l’armi tue sconfitta
 la provincia rubella,
 il solo non sarà de’ miei perigli
 e ’l primo non sarà de’ tuoi trionfi.
510Farò morder il giogo
 al popolo fellon. Correr di sangue
 farò, s’ei sia protervo, e strade e fiumi.
 Andrò. Vedrò. Ubbidirò il tuo cenno.
 Sodisfatto vedrò l’altrui livore.
515Tornerò d’altri lauri
 cinto le tempia; e domi
 i miei nemici e i tui,
 avremo ambo vittoria,
 tu de l’audacia, io de l’invidia altrui.
 
520   Di nuovi allori adorno
 a te farò ritorno;
 e a’ piè del soglio avvinta,
 la fellonia trarrò.
 
    Poi de l’invidia estinta
525su le ruine istesse
 maggior risorgerò.