L’Atenaide, Vienna, Cosmerovio, 1714

 ARGOMENTO
 
    Eudossa, figliuola di Leonzio o Leontino, filosofo ateniese, s’era rifugiata in Costantinopoli, per sottrarsi dall’amor di Varane, principe della Persia e figliuolo del re Isdegarde, quegl’istesso che il padre di Teodosio il Giovane, in morendo, nominò tutore de’ suoi figliuoli. Ella prima si chiamò Atenaide ma dipoi, essendo stata battezzata da Attico, patriarca di Costantinopoli, aveva preso il nome di Eudossa. Avendola quivi veduta esso Teodosio, se ne invaghì; e mosso non tanto dalla bellezza del corpo, quanto dalla eccellenza dell’ingegno di lei, la quale era dottissima, essendo stata allevata dal padre nelle scienze, la prese in moglie, anche di consenso di Pulcheria, sua sorella, la quale poteva molto su l’animo dell’imperatore suo fratello. Parlano di questo fatto gli istorici greci Zonara, Teofano ed altri.
    Ha servito all’intreccio del drama il fingere che Varane si portasse a Costantinopoli, seguendo la sua Atenaide con intenzione di sposarla, ancorché in Atene avesse ricusato di farlo, ed ivi insistesse, deposta l’alterigia del suo fasto, per ottenerla, nonostante che la trovasse già destinata a Teodosio, il quale meditava di dargli la sorella Pulcheria, amata da Marziano, famoso generale dell’imperio. Il rimanente di ciò che si finge, come la segreta corrispondenza di Pulcheria a Marziano, gli amori di Probo per la medesima, le sue gelosie ed il suo tradimento s’intendono facilmente nella tessitura del drama intitolato Atenaide.
    La scena si rappresenta nella reggia di Bisanzio, ora Costantinopoli.
    L’atto primo fu posto in musica dal signor Marcantonio Ziani, maestro di cappella di sua maestà cesarea e cattolica, l’atto secondo dal signor Antonio Negri, l’atto terzo dal signor Antonio Caldara, compositore da camera della maestà sacra, cesarea e cattolica.
    Gl’intermezzi e la licenza furono posti in musica dal signor Francesco Conti, compositore di camera e tiorbista della stessa maestà sua.
    Nel fine dell’atto primo e secondo, intermezzi di Tuberone e Dorimena.
    Nel fine dell’atto terzo, ballo di cavaglieri, qual fu vagamente concertato dal signor Alessandro Phillebois, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica, con l’arie per il medemo ballo del signor Nicola Matteis, direttore della musica instrumentale della stessa maestà sua.