Merope, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 MEROPE e poi EPITIDE
 
 MEROPE
 Figlie di giusto sdegno, ire di madre,
 è tempo di vendetta.
 Lunge, o pietà. Cada l’iniquo esangue,
1310all’ucciso mio figlio... Eccolo. Ahi vista!
 EPITIDE
 Per comando real di Polifonte,
 a te vengo, o regina; anzi a te vengo
 per impulso del cor che in te compiange
 l’innocenza tradita.
 MEROPE
1315Di’ che vieni, o crudel, perché il mio pianto
 ti serva di trionfo. Armata d’ira
 volea chiuder nel petto il mio dolore
 e non darti la gloria
 d’un barbaro piacer. Ma al primo sguardo
1320cede l’ira; e più forte
 è al mio pensier l’idea del figlio ucciso
 che agli occhi miei dell’uccisor l’aspetto.
 Godi, perfido, godi. Ecco, il mio pianto
 le gote inonda e intumidisce il ciglio.
1325Inumano assassin! Povero figlio!
 EPITIDE
 L’odo? Non moro? E taccio?
 Perdonami, o regina. È ver. Son reo;
 ma non è la mia colpa
 la morte del tuo figlio. Il duro avviso
1330io te ne diedi e la mia colpa è questa.
 Le lagrime, che spargi,
 tu le spargi per me.
 MEROPE
                                       Per te, spietato,
 vantane il bel trofeo, per te le spargo.
 Ma poco ne godrai. Tremane e senti;
1335pochi, pochi momenti
 ti restano di vita.
 Sul primo uscir di queste soglie, al fianco
 avrai la mia vendetta e la tua morte.
 EPITIDE
 (Ah! Non resisto più; tempo è ch’io parli).
1340Quel figlio che tu piangi...
 MEROPE
 Empio, tu l’uccidesti.
 EPITIDE
 Il tuo Epitide...
 MEROPE
                               Mio? Tu me l’hai tolto.
 EPITIDE
 Madre...
 MEROPE
                   Più tal non sono
 dopo il tuo tradimento.
 EPITIDE
1345Tornerai, se m’ascolti, ad esser madre.
 MEROPE
 Parla.
 EPITIDE
              Epitide vive.
 MEROPE
                                        Il so, tra l’ombre
 del cieco regno.
 EPITIDE
                               Ei vive
 qual tu, qual io; questo è il suo cielo e queste
 sono l’aure ch’ei spira.
 MEROPE
1350È vivo il figlio mio?
 EPITIDE
 Tel giuro; e il vedi; e il senti; e quel son io.
 MEROPE
 Quello tu sei? Ah vile!
 Tu sei Cleon. Del figlio
 sei l’uccisor. La minacciata morte
1355s’è fatta tuo spavento; e per fuggirla,
 mi vorresti ingannar. Ma questa volta
 non ti varrà la frode.
 EPITIDE
                                        Ah madre!...
 MEROPE
                                                                 Taci.
 Sol perché madre son, temer mi dei.
 Non sei mio figlio. Il suo uccisor tu sei.
 EPITIDE
1360Tacerò; morirò. Ma pria ch’io mora
 ti parli Argia. Ti parli
 la mia sposa fedel. Credi all’amante
 ciò ch’al figlio ricusi.
 MEROPE
                                        Olà. Si faccia
 venir qui Argia. Sospendo
1365sol per brevi momenti il tuo destino;
 ma d’Epitide sei l’empio assassino.
 EPITIDE
 
    Quando in me ritroverai
 del tuo affetto il dolce oggetto,
 che farai?
 
 MEROPE
 
                      T’abbraccerò.
 
1370   Ma se il perfido sarai,
 per cui spento è il mio contento,
 che dirai?
 
 EPITIDE
 
                      Io morirò.