Merope, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XI
 
 MEROPE
 
 MEROPE
 Trasimede, t’intendo;
 ma troppo del suo duol piena è quest’alma,
875perché al tuo donar possa un sol pensiero.
 Un empio è già ne’ lacci e a te lo deggio.
 Cadrà ne’ suoi l’usurpator tiranno.
 Resta Cleon. Diasi ad Averno e all’ombra
 d’Epitide dolente
880questa vittima ancor. Madre e consorte,
 debbo a me la vendetta e poi la morte.
 
    Lo sdegno placherò;
 ma poi non lascierò
 di piangere e lagnarmi.
 
885   Mancar mi può l’oggetto
 dell’odio e del furor;
 ma quello del dolor
 non può mancarmi.