Merope, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VII
 
 POLIFONTE e MEROPE
 
 POLIFONTE
 Merope a Polifonte
770sì cortese or favella?
 MEROPE
                                        A Polifonte.
 A te così tiranno, io sì nimica
 porto un mio voto e un dono mio. Caduto
 il mio figlio, il tuo re, mio re t’onoro;
 ma sii giusto e sii grato. Un figlio, o sire,
775mi fu, tu ’l sai, misera madre! ucciso.
 Cleon n’è l’assassin. Di quell’iniquo
 qui ti chieggo la pena e il voto è questo.
 Or vedi il dono. All’are sacre io stendo
 la man che pria negai. Con questa legge,
780se ti piace il regnar, ti chiamo al trono;
 se ti move l’amor, tua sposa io sono.
 POLIFONTE
 Merope, ingiusto è il voto e tardo è il dono.
 In Cleon, che tu fingi un assassino,
 la Messenia ha un eroe. Sdegno il tuo nodo.
785E per te, ch’or mi prieghi, io più non ardo.
 Il tuo voto, il tuo dono è ingiusto, è tardo.
 MEROPE
 Ben difendi Cleon. Ben mi rinfacci
 co’ miei preghi le offerte; e ben mi sdegni;
 ma sappi, e mio nemico e mio tiranno,
790sappi tutto il mio cor. Materno affetto,
 non timor, non viltà fu mio consiglio.
 Per vendicar un figlio, io nella madre
 la sposa ti promisi;
 ma parlò solo il labbro; e questa mano
795era pronta a svenarti,
 prima che profanato
 fosse il mio seno dagli amplessi tuoi.
 Tentai la sorte e mi tradì. Bell’ombra
 d’Epitide infelice, il dolce, il caro
800piacer di vendicarti ancor m’è tolto
 ma non già la speranza. Empio, paventa,
 se non me, gli alti dei. Se tanto in terra
 non puote il desir mio,
 in cielo almeno, in ciel potran ben tanto
805del figlio il sangue e della madre il pianto.
 POLIFONTE
 Quel tuo pianto ingannar non può gli dei.
 Tu la rea, la crudel, l’empia tu sei.