Merope, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 Preceduto da festoso seguito di messeni, EPITIDE esce dalla grotta e viene scendendo dal monte. I suddetti
 
 EPITIDE
 
580   Piagge amiche fortunate...
 
 LICISCO
 (D’Epitide è la voce).
 EPITIDE
 
    Piagge amiche fortunate,
 festeggiate. Il mostro è ucciso.
 
    E con onde al mar turbate
585più non corra il bel Pamiso.
 
 POLIFONTE
 Lascia che al seno, o generoso, o prode
 del messenico regno
 liberator... Perché t’arretri?
 EPITIDE
                                                     Avvezze
 con le fiere a lottar, braccia selvagge
590ricusano l’onor di regio amplesso.
 MEROPE
 (O dei! Qual, se l’ascolto, e qual, se il miro,
 mi si desta nell’alma inusitato
 non inteso tumulto?)
 POLIFONTE
 Libero è il regno; ogni alma esulta; e sola
595nel pubblico piacer Merope è mesta?
 EPITIDE
 Che? La regina... O dio! Merope è questa?
 MEROPE
 Merope sì, non la regina. Un’ombra
 son di quella che fui.
 EPITIDE
 Concedi, o donna eccelsa,
600(ah, quasi dissi o madre)
 ch’io baci umil la nobil destra.
 MEROPE
                                                         (O bacio,
 onde in seno m’è corso e gelo e foco!)
 POLIFONTE
 Come? Di Polifonte
 fuggir le amiche braccia? E imprimer poi
605su colpevole man bacio divoto?
 EPITIDE
 Giurai di farlo ed or ne adempio il voto.
 POLIFONTE
 Perché il giurasti? A chi?
 MEROPE
                                                Straniero, addio.
 (Cresce in mirarlo il turbamento mio).
 EPITIDE
 Ciò ch’esporrò, regina, (Trattenendo Merope)
610la tua richiede e la real presenza.
 MEROPE
 O ciel! La mia? Parla, chi sei? Che rechi?
 EPITIDE
 M’accingo ad ubbidirti.
 Etolo io son. Ne’ calidonii boschi
 della saggia Ericlea nacqui ad Oleno.
615Il mio nome è Cleon.
 LICISCO
                                         (Par vero il falso,
 con tal arte l’adorna).
 MEROPE
 Or d’Etolia a noi vieni?
 EPITIDE
 Vengo di Delfo. Ivi desio mi trasse
 di saper la mia sorte. Ove si parte
620la via tra Delfo e Dauli,
 trovai nobil garzon giacer trafitto.
 POLIFONTE
 Che? Trafitto un garzon tra Dauli e Delfo?
 LICISCO
 Nella Focide?
 EPITIDE
                            Appunto.
 LICISCO
 Quant’ha?
 EPITIDE
                       Sei volte e sei rinato è il giorno.
 LICISCO
625Tutto s’accorda, e il tempo e il loco. (A Polifonte)
 POLIFONTE
                                                                  Estinto
 il ferito giacea?
 EPITIDE
                               Tanto di vita
 spirava ancor che poté dirmi: «Amico,
 moro. Di masnadieri
 turba feroce, alle rapine intesa,
630m’assassinò. Nel fior degli anni io moro».
 MEROPE
 Misero!
 EPITIDE
                  «Di Messene
 nella reggia» soggiunse «a Polifonte
 ed a Merope porta
 quest’aureo cinto e questa gemma illustre,
635mie spoglie e mio retaggio.
 Bacia per me di Merope la destra,
 la destra, sì, che forse
 mi chiuderebbe, in mesto uffizio e pio,
 le gravi luci». Egli in ciò dir la mano,
640ch’io stesa avea, strinse alla sua; poi tacque;
 gittò un sospiro, abbassò i lumi e giacque.
 MEROPE
 Qual funesta caligine m’ingombra?
 Qual freddo orror m’empie le vene e l’ossa?
 Sentì l’alma presaga
645l’infausto annunzio. O desolato regno!
 O sconsolata madre!
 Epitide, il mio amore, il mio conforto,
 l’unico figlio, il caro figlio è morto.
 POLIFONTE
 Tace ne’ gravi mali un gran dolore.
650(Sappi occultar l’interna gioia, o core).
 LICISCO
 Freno al dolor. Non è la ria sciagura
 ben certa ancor.
 MEROPE
                                Sì, che più tardi? Il cinto
 dov’è? Dove la gemma, antico dono
 d’infelice regina?
 EPITIDE
                                   E quello e questa
655eccoti, o regal donna. (Al suo tormento,
 del mio inganno crudel quasi mi pento).
 MEROPE
 Spoglie del figlio ucciso,
 del mio misero amor memorie infauste,
 desse purtroppo siete;
660ben vi ravviso. Or che più cerco? Vieni
 per questi ultimi baci,
 per questi amari pianti,
 vieni sul labbro, o cor, vieni sul ciglio;
 è morto il caro figlio.
 EPITIDE
665(Resisto appena).
 LICISCO
                                   Il grido
 nulla mentì del caso acerbo e fiero. (A Polifonte)
 POLIFONTE
 Ma di Merope il pianto è menzognero. (A Licisco)
 MEROPE
 (Quietatevi, o singulti. Omai l’oggetto
 si cerchi alla vendetta; e si risvegli,
670qual dall’onda l’ardor, l’ira dal pianto).
 Dimmi, o Cleon. Solo giacea l’estinto?
 EPITIDE
 Senza compagno al fianco.
 LICISCO
                                                  E solo appunto
 sortì d’Etolia e sconosciuto il prence.
 MEROPE
 Turba di masnadieri
675non lo assalì?
 EPITIDE
                            Spoglie gli tolse e vita.
 MEROPE
 Di molte piaghe o d’una sola?
 EPITIDE
                                                        Il sangue
 di più vene gli uscia.
 MEROPE
                                         L’ora?
 EPITIDE
                                                       Non molto
 dopo il meriggio.
 MEROPE
                                  E come
 semivivo restò? Come il furore
680non finì di svenarlo?
 EPITIDE
 Forse estinto il credé.
 MEROPE
                                          No, traditore.
 Di’ che tu l’uccidesti.
 EPITIDE
 Io, regina, io l’uccisi?
 MEROPE
 Tu, infame. Erano spoglie
685sì vili e questo cinto e questa gemma?
 Non le curò la predatrice turba?
 Nel chiaro dì quel non gli vide al fianco?
 Non questa al dito? Ah barbaro! Ah fellone!
 Tu, tu l’assassinasti.
690Scusa, se puoi, la tua perfidia. Il core
 mel disse al primo sguardo. Or mel conferma
 quel mentir, quel tremar, quel tuo pallore.
 EPITIDE
 Se colpevole io sia...
 MEROPE
                                       Sei traditore.
 
    Col mio figlio sventurato
695tu di madre, o scellerato,
 il bel nome a me togliesti
 e seco la mia pace ed il mio bene.
 
    Ma di madre in questo core
 resta il duol, resta l’amore,
700per far le mie vendette e le tue pene.