Merope, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA X
 
 POLIFONTE e i suddetti
 
 POLIFONTE
355Dato dal ciel ricuserai lo sposo?
 ARGIA
 Il mio sposo è già scelto. Amor v’applaude;
 il genitor l’approva e Argia l’adora.
 POLIFONTE
 Ma tel contrasta il fato.
 ARGIA
                                            E chi l’intende?
 POLIFONTE
 Chiaro ei parlò.
 ARGIA
                                L’umano intendimento,
360dove il ciel parli, è tenebroso e cieco.
 POLIFONTE
 Più cieco egli è dove l’appanni amore.
 MEROPE
 (Pel caro figlio ella piagato ha il core).
 ARGIA
 Sì, Epitide a te figlio, (A Merope)
                                           a te sovrano (A Polifonte)
 è la face onde avvampo.
365Minacci Polifonte, il ciel contrasti,
 s’armi contra il mio amor possanza e fato,
 ei sol sarà mia fiamma, ei sol mio sposo.
 POLIFONTE
 Della comun salvezza avrai la gloria.
 ARGIA
 E rovini il tuo trono
370e cada la Messenia e pera Argia,
 pria che il puro mio foco.
 Non v’è re, non v’è nume
 sopra la libertà del voler mio.
 Dillo amor, dillo orgoglio;
375son Argia; son regina. Amo chi voglio.
 
    Arder voglio a quella face
 che mi strugge e che mi piace;
 e a mio gusto, a mio talento
 amar posso e disamar.
 
380   Su quel libero volere
 che nell’alme il cielo imprime,
 il destin non ha potere
 che lo sforzi a non amar.