Merope, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 TRASIMEDE e MEROPE
 
 TRASIMEDE
 Con qual senso, o regina,
 di comando fatal nunzio a te venga,
 lo sa il ciel, lo sa l’alma (e amor sel vede).
 MEROPE
290E nunzio di sponsali e di grandezze
 vieni sì mesto? Eh, più sereno in volto,
 dimmi regina e sposa.
 Precedimi più lieto
 al soglio antico, alle novelle tede.
295Già le attende la Grecia e un re le chiede.
 TRASIMEDE
 Le chiede un re ma pria da te promesse,
 volute non dirò, che ben più volte
 lessi ne’ tuoi begli occhi,
 contro di Polifonte, odio e disprezzo.
 MEROPE
300E quest’odio alla tomba
 mi sarà scorta. Io sposerò il tiranno,
 per poi svenarlo in alto sonno oppresso;
 indi col ferro istesso,
 fumante ancor dell’odioso sangue,
305sulle vedove piume io cadrò esangue.
 TRASIMEDE
 Tolgan gli dei sì barbaro disegno.
 MEROPE
 No no. Compiasi l’opra.
 Sperai qualche rimedio
 dal tempo o dalla morte.
310Quel mi tradì; mi riman questa; e questa
 non può mancarmi. Merope una volta
 o forte o disperata
 finisca di morir ma vendicata.
 TRASIMEDE
 Regina, era mia pena, e pena atroce,
315il pensarti altrui sposa;
 ma se all’aspra sciagura altro riparo
 non ti riman che morte,
 vattene; Polifonte
 t’accolga fortunato e seco regna.
 MEROPE
320Regnar con Polifonte? E Trasimede
 mi consiglia così? Questa è la fede
 tante volte giurata?
 TRASIMEDE
                                      Ahi! Che far posso?
 MEROPE
 Se m’hai pietà, se la memoria illustre
 del buon re nostro ucciso ancor t’è cara,
325sull’orme di Anassandro,
 
 antri romiti e foschi,
 ciechi e solinghi boschi,
 monti, valli, dirupi,
 
 tutto, tutto ricerca; e quell’infame
330s’arresti, s’incateni, a me si guidi.
 Quest’è il sol mio rimedio. A te lo chiedo.
 Vanne e tua gloria sia
 e la mia vita e l’innocenza mia.
 TRASIMEDE
 
    Quanto può zelo e fé,
335tutto farà per te
 l’alma fedele.
 
    Se ingiusto il ciel non è,
 trarti legato al piè
 spero il crudele.