Merope, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VII
 
 MEROPE
 
 MEROPE
 Ecco pur giunto il giorno
 che dir poss’io di mia sciagura estrema.
265Era poco, o fortuna, avermi tolto
 il regno non dirò, ma sposo e figli,
 da man crudel barbaramente uccisi.
 Era poco in esiglio
 tenermi il caro Epitide, in cui solo
270consolarmi potessi. Era anche poco
 pubblicarmi a Messenia
 moglie iniqua, empia madre e del mio sesso,
 anzi del mondo, il più esecrabil mostro.
 Di Polifonte al letto
275vuoi ch’io passi e il consenta. Il decim’anno
 giurato alle mie nozze oggi si compie.
 O giorno! O legge! O giuramento! O nozze!
 O Polifonte! O troppo avversi dei!
 O troppo acerbi mali!
280Ma quanto può succeda.
 
    Pria che l’empio a me sia sposo,
 della terra il basso centro
 sulle stelle ascenderà.
 
    E nel verno più nevoso
285e nel mar più tempestoso,
 bionda messe fiorirà.