Il Narciso, Ansbach, Kretschmann, [1697]

 SCENA II
 
 NARCISO e LESBINO
 
 NARCISO
 
    Lascia il pino il sordo scoglio
910per timor di naufragar.
 
    Sol io, pien del mio cordoglio,
 torno ancora a quella fonte
 ch’è cagion del mio penar.
 
 LESBINO
 Dove, o gentil Narciso?
 NARCISO
915A la fonte, o Lesbino, anzi a la morte. (Torna a sedersi alla fonte)
 LESBINO
 Qual mai dolor l’opprime?
 NARCISO
 Aimè! Che volto è quel? Dove son giti
 de le purpuree gote,
 de le labbra vermiglie i bei colori?
920Chi v’ha tolto, o pupille,
 quel dolce raggio? Ov’è ’l sereno e ’l brio
 de la fronte e del ciglio?
 Ah, che più non ravviso,
 in Narciso, Narciso.
 LESBINO
925Ei sé stesso vagheggia e duolsi e piange.
 NARCISO
 
    Tornate a serenarvi,
 bellissime pupille,
 o morirò.
 
    Lasciate vagheggiarvi,
930più liete e più tranquille,
 sin che a pianger seguite,
 io piangerò.
 
 LESBINO
 Come gli sviene in su le labbra il vezzo!
 E gli si oscura in su la fronte il ciglio!
 NARCISO
935Ma così vil son io? Dove è l’antica
 fermezza? E qual divenni? (Sorge dalla fonte)
 Spiriti generosi, in seno ancora
 rintuzzatemi il cuor. Fuggiam... Ma dove?
 Fugge il cervo ferito e seco porta
940la piaga sua. Come potrò d’amore
 fuggir, se l’ho nel cuore?
 Ah mio cuore infedel, poiché risolto
 sei tu d’amare, ama chi devi almeno.
 Eco ha beltade, Eco ti adora ed Eco
945sia pur la fiamma tua; ne sarò pago.
 Deh bellissima ninfa,
 dolcissima compagna, Eco, perdona.
 Vorrei né posso amarti. Ah se non posso,
 ne incolpa il volto mio, non il mio cuore.
950Ho duol di non poterlo. Egli ti basta.
 Ma già scritta mi veggo
 la mia morte nel volto e in sen ne sento
 tutto l’orror e ’l mio destin mi chiama.
 Si compisca una volta
955la morte mia. Già vengo.
 Tu, tu, fonte che fosti
 la cagion perch’io mora,
 servi di tomba a la mia morte ancora. (Si getta nel fonte)
 LESBINO
 Aimè! Ferma Narciso. Oh troppo lento
960Lesbin, sugl’occhi tuoi muor l’infelice,
 da l’acque ingordi oppresso. Acque spietate,
 più di quelle di Stige e d’Acheronte
 voi... Ma qual nuova sorge
 delizia agli occhi ed ornamento al prato,
965certo Narciso s’è cangiato in fiore?
 Tu, che spunti dal suol, fiore adorato,
 ne le tue foglie il suo dolor sta scritto
 con un orror che piace,
 con un pallor che è vago.