Merope, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA III
 
 POLIFONTE e TRASIMEDE uscendo dal tempio con seguito. EPITIDE in disparte. Polifonte va a sedere sul trono
 
 POLIFONTE
 Stanco, popoli, è il cielo
 delle lagrime nostre.
 Le vittime ei gradì. Lieti ne diede
 la vampa i segni e fausti
115l’esaminate viscere gli auspizi.
 Che più? Placato il nume,
 chiaro parlò. Tu del voler celeste
 leggi qui, Trasimede, il gran rescritto;
 ed intanto respiri
120dal passato spavento un regno afflitto. (Porge a Trasimede la risposta dell’oracolo e Trasimede legge)
 TRASIMEDE
 «Ha Messenia due mostri. Oggi ambo estinti
 cadranno, un per virtude, un per furore;
 restino poscia in sacro nodo avvinti
 l’illustre schiava e il pio liberatore».
 POLIFONTE
125Udiste? Or chi nell’alma
 nutre spirti guerrieri e chi nel braccio
 tiene valor, vada, combatta e vinca.
 La sua virtù rinforzi
 con la voce del nume e col sicuro
130piacer d’un premio illustre.
 Che se pur tra’ messeni
 non è core sì forte, alma sì ardita,
 c’è Polifonte. Egli esporrà per voi, (Si leva in piedi)
 non re ma cittadino, e sangue e vita. (Discende dal trono)
 EPITIDE
135Nella sua vita espor non dee chi regna (Epitide s’avanza)
 la salvezza comun. L’orride belve
 affronti anima forte,
 non regal braccio; e se a Messenia ardire
 manca e virtude, io, sire,
140giovane qual mi vedi, inerme e solo,
 tanto osar posso. Imponi
 ch’io là sia tratto, ove si pasce il fiero
 cinghial di mille stragi.
 L’abbatterò, non primo
145trofeo della mia destra.
 E se cadrò, Messenia
 mi darà lode; e fia
 ch’ella di pochi fiori
 a me sparga la tomba e l’ossa onori.
 POLIFONTE
150Giovane, o sia che troppo
 di te presumi o che gli dei tu segua
 già impietositi, a’ vili
 fia stupor il tuo esempio, invidia a’ forti;
 molto a te dee Messenia,
155nulla tu a lei. Straniero
 a’ panni, al volto, al favellar tu sembri.
 EPITIDE
 Etolia, Argo, Micene e quanto è Grecia,
 tutto è patria a chi è greco. Io greco sono;
 né per lieve cagion qui trassi il piede.
160Più dir non posso. Allora
 che dal cimento io vincitor ritorni,
 saprai qual sia, perché ne venga e donde.
 POLIFONTE
 Custodi, olà, si scorti
 questo prode in Itome. Ivi, se al vanto
165risponde l’opra, è tuo il trionfo e tuo
 il premio ne sarà.
 EPITIDE
                                   Premio non cerco.
 Cerco un popolo salvo; e meco porto
 le speranze d’un regno.
 TRASIMEDE
                                             Un dì tal vide
 forse la Grecia il giovanetto Alcide.
 EPITIDE
 
170   Furie superbe
 di mostro orrendo,
 v’abbatterò.
 
    E andar mordendo
 i sassi e l’erbe
175vi mirerò. (Si parte con due guardie di Polifonte)