Merope, Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA VII
 
 ARGIA e li suddetti
 
 EPITIDE
 Più non si nieghi il figlio ad una madre.
1365Parlò la mia pietade.
 Ora parli il tuo amor. Dillo, alma mia,
 cara adorata Argia.
 ARGIA
 A chi parli? Chi sei? Donde in te nasce
 tanta o baldanza o frenesia d’amore?
1370Qual, regina, è costui? (Cauti, o mio core).
 EPITIDE
 Eh! Non finger, mio ben. L’arte non giova.
 L’arcano è già svelato.
 Tu lo conferma. Io son tuo sposo. Io quegli...
 ARGIA
 Intendo. Un mostro ucciso
1375ti dà qualche ragion sovra il mio core.
 EPITIDE
 No no, di’ che in me vedi
 de la Messenia il prence
 e di Merope il figlio.
 Di’ ch’Epitide io son.
 ARGIA
                                         No, tu nol sei.
 MEROPE
1380Quello non sei. Già certa
 è la perfidia tua. Parlò l’amante;
 né s’ingannò la madre.
 EPITIDE
 O dio! Ten prego ancora.
 MEROPE
 Non più. Già ti abusasti
1385de la mia sofferenza.
 Dal più orribile oggetto
 libera gli occhi miei.
 EPITIDE
 Argia...
 ARGIA
                 Non ti conosco.
 EPITIDE
                                               I numi attesto. (Ad Argia e poi ad Epitide)
 ARGIA
 Spergiuro è ’l traditor. Non ti do fede.
 EPITIDE
1390Questo pianto ch’io verso...
 MEROPE
 Per te lo sparsi anch’io. Non t’ho pietade.
 Parti. Ancor tel comando.
 EPITIDE
 Madre.
 MEROPE
                 Se più resisti,
 vedrò dopo il tuo pianto anche il tuo sangue.
 ARGIA
1395(Son crudel per pietà). Parti, o infelice.
 EPITIDE
 Argia. Merope. O cieli!
 Deh! Per l’ultima volta...
 MEROPE
                                               Ancor t’arresti?
 EPITIDE
 Il tuo sposo son io.
 ARGIA
                                     Più non ti ascolto.
 EPITIDE
 Io sono il figlio tuo.
 MEROPE
                                      Tu me l’hai tolto.
 EPITIDE
 
1400   Sposa... non mi conosci.
 Madre... tu non mi ascolti.
 E pur sono il tuo amor. Sono il tuo figlio.
 
    Parla... Ma sei infedel. (Ad Argia)
 Credi... Ma sei crudel. (A Merope)
1405O dio! Scampo non ho, non ho consiglio.