Merope, Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA VI
 
 MEROPE e poi EPITIDE
 
 MEROPE
 Figlie di giusto sdegno, ire di madre,
 è tempo di vendetta.
1300Lungi, o pietà. Cada l’iniquo esangue,
 a l’ucciso mio figlio... Eccolo. Ahi vista!
 EPITIDE
 Per comando real di Polifonte
 a te vengo, o regina; anzi a te vengo
 per impulso del cor che in te compiange
1305l’innocenza tradita.
 MEROPE
 Di’ che vieni, o crudel, perché il mio pianto
 ti serva di trionfo. Armata d’ira
 volea chiuder nel petto il mio dolore
 e non darti la gloria
1310di un barbaro piacer. Ma al primo sguardo
 cede l’ira; e più forte
 è al mio pensier l’idea del figlio ucciso
 che agli occhi miei de l’uccisor l’aspetto.
 Godi, perfido, godi. Ecco, il mio pianto
1315le gote inonda e intumidisce il ciglio.
 Inumano assassin! Povero figlio!
 EPITIDE
 L’odo? Non moro? E taccio?
 Perdonami, o regina. È ver. Son reo;
 ma non è la mia colpa
1320la morte del tuo figlio. Il duro avviso
 io te ne diedi e la mia colpa è questa.
 Le lagrime, che spargi,
 tu le spargi per me.
 MEROPE
                                       Per te, spietato,
 vantane il bel trofeo, per te le spargo.
1325Ma poco ne godrai. Tremane e senti.
 Pochi, pochi momenti
 ti restano di vita.
 Sul primo uscir di queste soglie, al fianco
 avrai la mia vendetta e la tua morte.
 EPITIDE
1330(Ah! Non resisto più; tempo è ch’io parli).
 Quel figlio che tu piangi...
 MEROPE
 Empio, tu l’uccidesti.
 EPITIDE
 Il tuo Epitide...
 MEROPE
                               Mio? Tu me l’hai tolto.
 EPITIDE
 Madre...
 MEROPE
                   Più tal non sono
1335dopo il tuo tradimento.
 EPITIDE
 Tornerai, se mi ascolti, ad esser madre.
 MEROPE
 Parla.
 EPITIDE
              Epitide vive.
 MEROPE
                                        Il so, tra l’ombre
 del cieco regno.
 EPITIDE
                               Ei vive
 qual tu, qual io; questo è ’l suo cielo e queste
1340sono l’aure ch’e’ spira.
 MEROPE
 È vivo il figlio mio?
 EPITIDE
 Tel giuro; e ’l vedi; e ’l senti; e quel son io.
 MEROPE
 Quello tu sei? Ah vile!
 Tu sei Cleon. Del figlio
1345sei l’uccisor. La minacciata morte
 si è fatta tuo spavento; e per fuggirla
 mi vorresti ingannar. Ma questa volta
 non ti varrà la frode.
 EPITIDE
                                        Ah madre!...
 MEROPE
                                                                 Taci.
 Sol perché madre son, temer mi dei.
1350Non sei mio figlio. Il suo uccisor tu sei.
 EPITIDE
 Tacerò; morirò. Ma pria ch’io mora
 ti parli Argia. Ti parli
 la mia sposa fedel. Credi a l’amante
 ciò ch’al figlio ricusi.
 MEROPE
                                        Olà. Si faccia
1355venir qui Argia. Sospendo
 sol per brevi momenti il tuo destino;
 ma di Epitide sei l’empio assassino.
 EPITIDE
 
    Quando in me ritroverai
 del tuo affetto il dolce oggetto,
1360che farai?
 
 MEROPE
 
                      Ti abbraccerò.
 
    Ma se il perfido sarai,
 per cui spento è ’l mio contento,
 che dirai?
 
 EPITIDE
 
                      Io morirò.