Merope, Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA V
 
 MEROPE e poi TRASIMEDE
 
 MEROPE
1220Cor mio, chiedo a te sol la tua costanza.
 Degl’immensi tuoi mali
 pianger tutti non puoi, pochi non devi.
 Grandezze, libertà, consorte, figli,
 Epitide, che più? La mia vendetta,
1225la gloria mia, tutto è perduto. Io moro,
 non regina, non moglie e non più madre
 ma condannata, invendicata, infame;
 e pur moro fedel, moro innocente.
 TRASIMEDE
 Dal mio volto, o regina,
1230e ciò ch’io reco e ciò ch’io soffro intendi.
 Dato è l’arresto. Invano
 tentai l’indugio. Oggi... Mi manca il core.
 MEROPE
 Intendo, Trasimede.
 L’impostura trionfa. Io morir deggio
1235e morir condannata. Ombre dilette,
 oggi sarò con voi. Vittima pronta
 andrò in breve a l’altare e andrò tranquilla.
 Tu con egual costanza
 dillo ai giudici miei per lor rossore
1240e per vendetta mia dillo al tiranno.
 TRASIMEDE
 Farò quanto m’imponi.
 MEROPE
 Tu piangi? Ah! Se ti resta
 senso de’ mali miei, vendica, o prode,
 di Epitide la morte.
1245Cleone, il più funesto
 de’ miei nemici, a Stige
 mi preceda o mi giunga. A Trasimede
 quest’ultimo favor Merope chiede.
 TRASIMEDE
 E Merope l’avrà. (Scoppiar mi sento).
 MEROPE
1250Di più non chiedo. Assai per me tu oprasti;
 io per te nulla posso.
 Figlia e moglie di re, vicina a morte,
 son così sventurata
 che ho un solo amico e morir deggio ingrata.
 TRASIMEDE
1255Amico nol diresti,
 se vedessi il mio cor. Reo tu nol sai
 e reo di grave colpa.
 MEROPE
                                       E di qual mai?
 TRASIMEDE
 Chiedilo a la mia stella, a’ tuoi begli occhi,
 al tuo merto, al mio core
1260e alor saprai che la mia colpa è...
 MEROPE
                                                             Taci,
 che se appieno t’ascolto
 perdonar più non posso.
 TRASIMEDE
 O perdono! O virtù! (Una guardia di Polifonte dà una lettera a Merope)
 MEROPE
                                        Che fia? Qual foglio! (L’apre subito)
 «Merope». A me il tiranno?
 TRASIMEDE
1265Quegli è de’ suoi custodi.
 MEROPE
                                                Ed ei qui scrisse. (Legge)
 «Merope, a la tua morte
 debbo qualche pietà. L’odio, ch’al rogo
 sopravive ed a l’urna, è troppo ingiusto.
 D’Epitide tuo figlio
1270Cleon fu l’assassin. Prove sicure
 n’ebbi da fido messo». O scellerato!
 «Al tuo giusto dolor farne vendetta
 già ricusai, quand’era incerto il colpo;
 or che l’autor n’è certo, a te lo dono.
1275Prendila qual più vuoi. Verrà fra poco
 Cleon ne le tue stanze. Ivi il tuo figlio
 vendica, ivi il mio re. Così vedrai
 che non è Polifonte
 quel tiranno che pensi e qual lo fai».
 TRASIMEDE
1280Gran conforto a’ tuoi mali.
 MEROPE
 Doverlo a Polifonte assai mi duole.
 Pur non si perda. Trasimede, io voglio
 veder Cleon, fargli temer la morte
 pria ch’e’ la senta.
 TRASIMEDE
                                    E appieno
1285del suo misfatto assicurar te stessa.
 MEROPE
 Vanne. Seco mi lascia.
 Poi, s’altro cenno mio non tel divieti,
 fa’ che, in uscir da queste soglie, il fio
 paghi del suo delitto,
1290da la tua spada e da l’altrui trafitto.
 TRASIMEDE
 Eseguirò l’alto comando.
 MEROPE
                                               Parti.
 TRASIMEDE
 
    Occhi amati, io partirò.
 Per conforto del mio cor
 vi dimando un guardo solo.
 
1295   Vendicar alor potrò
 con più forza e più valor
 la mia pena e ’l vostro duolo.