Merope, Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA II
 
 ANASSANDRO, legato per esser saettato dagli arcieri, e LICISCO
 
 LICISCO
 Qui muor l’empio e non dassi
1180a pubblico fallir pubblica pena?
 ANASSANDRO
 De le mie scelleraggini ecco il frutto.
 LICISCO
 E ben ne paghi il fio. Spinto da l’ire,
 onde Messene il tuo gastigo affretta,
 per chiederlo, qual dessi, a Polifonte,
1185qui trassi, o iniquo, il piè.
 ANASSANDRO
                                                  Giusto il confesso.
 Duolmi che ancor non l’abbia
 chi, di me più perverso, or ne trionfa.
 LICISCO
 Merope ancor morrà.
 ANASSANDRO
                                          Merope, o dio!
 Non morrà ch’innocente.
1190Morrà Epitide ancor; vivrà il tiranno.
 Misera patria mia, tardi ti piango.
 LICISCO
 Da tronche note alti misteri apprendo
 o almen li temo. Arcieri
 che messeni pur siete,
1195giova al pubblico ben che sol per poco
 l’irreparabil morte
 si sospenda a costui. Sciolgo i suoi lacci; (Lo scioglie dall’albero)
 lo riconsegno a voi. Non si trascuri
 ciò che il regno riguarda; e poco importa
1200che o più presto o più tardi un empio mora.
 ANASSANDRO
 No, non chiedo perdon, chiedo che ancora
 m’oda Messene e poi morir mi faccia.
 Ella, numi, il protesto,
 ella è più rea di me se non mi ascolta.
 LICISCO
1205Per le più occulte vie
 guidatelo a’ suoi giudici. Da lunge
 vi seguirò.
 ANASSANDRO
                       Con palesar l’inganno
 farò ancora tremarti, o mio tiranno. (Parte)