Merope, Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA II
 
 POLIFONTE e poi ANASSANDRO fra gli arcieri
 
 POLIFONTE
1140Tratto a’ miei cenni ecco Anassandro. È giusto
 tradire il traditore.
 ANASSANDRO
 Eccomi, ma fra’ ceppi e tu nel soglio. (Si ritirano gl’arcieri ad un cenno di Polifonte)
 POLIFONTE
 Son lubriche, Anassandro, e son gelose
 le fortune dei re. La mia vacilla,
1145se tu non la sostieni.
 ANASSANDRO
                                        E che più resta?
 POLIFONTE
 Il più resta, o mio fido.
 ANASSANDRO
 Sai qual cor, sai qual fede...
 POLIFONTE
                                                    E fede e core
 temo che al rio cimento inorridisca.
 ANASSANDRO
 Ho spirto, ho sangue, ho vita
1150da offrirti ancor. Per altri
 esser vile poss’io; per te son forte.
 POLIFONTE
 E s’io chiedessi a te...
 ANASSANDRO
                                          Che?
 POLIFONTE
                                                      La tua morte.
 ANASSANDRO
 La morte mia?
 POLIFONTE
                              Sol questa
 assicurar mi può la pace e ’l trono;
1155e questa a te richiedo, ultimo dono.
 ANASSANDRO
 O dio! Sì ria mercede a me tu rendi?
 POLIFONTE
 In servire al suo re premio ha ’l vassallo.
 ANASSANDRO
 Sei re; ma tal ti feci.
 POLIFONTE
                                        E questo è ’l grande
 delitto da punirsi.
1160Reo sei del mio rossor, finché tu vivi.
 ANASSANDRO
 Se mi temi vicin, dammi l’esiglio.
 POLIFONTE
 E vicino e lontan sei mio periglio.
 Arcieri, olà, a quel tronco (Si avanzano gli arcieri)
 si consegni il fellon. Ne stringa il nodo
1165la sua stessa catena. (Vien legato all’albero)
 Bersaglio a’ vostri colpi
 l’empio sia tosto. Intenda
 il popolo da voi la sua vendetta.
 Sacrifizio più illustre a sé m’affretta.
 
1170   De’ vostri dardi
 sia stabil segno,
 poi de’ miei sguardi
 sia dolce oggetto
 quel core indegno
1175del traditor.
 
    Io parto, o misero,
 e nel mio aspetto
 risparmio a la tua morte un grande orror.