Merope, Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA XIV
 
 MEROPE, TRASIMEDE, LICISCO ed EPITIDE, seguito di popoli e di soldati. Poi POLIFONTE
 
 MEROPE
 Seguami pur Licisco.
905Resti Cleon. Presente
 a l’alto formidabile giudizio,
 tutto vorrei, non che la Grecia, il mondo.
 TRASIMEDE
 Sol manca il re.
 EPITIDE, LICISCO
                               Che fia?
 POLIFONTE
 (Stabilirò sul trono
910qui la vendetta e la fortuna mia).
 E che? Senza il mio voto e me lontano,
 v’è chi raduna e popoli e soldati?
 MEROPE
 Mio ne fu ’l cenno; e questo,
 dacché vedova son, fu ’l primo e ’l solo.
915Qui si dee, Polifonte,
 l’innocenza svelare e ’l tradimento,
 qui decretar la vita e qui la morte
 e qui veder se è rea
 del sangue di Cresfonte e de’ suoi figli
920un’empia madre o un perfido vassallo.
 POLIFONTE
 Chi dar dovrà l’accusa? E chi punirla?
 MEROPE
 L’accusator sarà Anassandro, alfine
 tratto ne’ ceppi; e voi,
 voi, messeni, custodi delle leggi,
925difensori del regno, e tu, che sei (A Trasimede)
 del consiglio sovran regola e mente,
 il giudice sarete.
 EPITIDE
                                 Ella è innocente. (Piano a Licisco)
 LICISCO
 Tal sembra. (Piano ad Epitide)
 POLIFONTE
                          Opra è de’ numi
 l’arresto di Anassandro. Ei qui si tragga.
930Saranno Trasimede e la Messenia
 il tuo giudice e ’l mio.
 TRASIMEDE
 Facciasi. Ad Anassandro
 diasi libero campo
 di favellar. Licisco
935e Merope e Cleon meco si assida;
 e tu, signor, l’eccelso trono ascendi,
 a cui da’ nostri voti alzato fosti.
 POLIFONTE
 No no, mi spoglio anch’io
 del reale carattere che in fronte
940m’imprimeste, o messeni.
 Reo Merope mi crede e, finché il vostro
 memorabil giudizio
 purghi il mio nome e la mia gloria assolva,
 eccovi Polifonte,
945non re ma cittadino. Il re voi siete;
 ed al vedovo trono io queste rendo
 non mie ma vostre alte reali insegne. (Depone sul trono la corona e lo scettro)
 Merope, or senti; in noi
 v’è ’l reo, v’è l’innocente.
950Tu accusi Polifonte,
 te la Messenia. Orsù, la legge è questa.
 Al giusto la corona. Al reo la testa. (Va a sedere con gli altri)
 LICISCO
 Ei non errò. (Ad Epitide)
 EPITIDE
                          (Voi lo sapete, o dei).
 TRASIMEDE
 (Tutti sono in tumulto i pensier miei).
 MEROPE
955Sommo nume increato,
 cui sul lucido seggio, ove non sale,
 non che l’occhio, il pensier, nulla si asconde,
 geni voi, tutelari
 di questo regno, e voi,
960del mio re, de’ miei figli,
 che d’intorno mi udite, anime belle...
 
    Fate voi che il ver s’intenda,
 che risplenda l’innocenza;
 
    e sul collo a l’empio cada
965con giustissima sentenza
 l’alta fatal vendicatrice spada. (Va a sedere al suo luogo)