Merope, Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA XI
 
 MEROPE
 
 MEROPE
 Trasimede, t’intendo;
865ma troppo del tuo duol piena è quest’alma,
 perché al tuo donar possa un sol pensiero.
 Un empio è già ne’ lacci e a te lo deggio.
 Cadrà ne’ suoi l’usurpator tiranno.
 Resta Cleon. Diasi ad Averno e a l’ombra
870di Epitide dolente
 questa vittima ancor. Madre e consorte,
 debbo a me la vendetta e poi la morte.
 
    Lo sdegno placherò;
 ma poi non lascerò
875di piangere e lagnarmi.
 
    Mancar mi può l’oggetto
 de l’odio e del furor;
 ma quello del dolor
 non può mancarmi.