Merope, Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA VII
 
 POLIFONTE e MEROPE
 
 POLIFONTE
 Merope a Polifonte
 sì cortese or favella?
 MEROPE
                                        A Polifonte.
 A te così tiranno, io sì nemica,
 porto un mio voto e un dono mio. Caduto
765il mio figlio, il tuo re, mio re ti onoro;
 ma sii giusto e sii grato. Un figlio, o sire,
 mi fu, tu ’l sai, misera madre! ucciso.
 Cleon n’è l’assassin. Di quell’iniquo
 qui ti chieggo la pena e ’l voto è questo.
770Or vedi il dono. A l’are sacre io stendo
 la man che pria negai. Con questa legge,
 se ti piace il regnar, ti chiamo al trono;
 se ti muove l’amor, tua sposa io sono.
 POLIFONTE
 Merope, ingiusto è ’l voto e tardo è ’l dono.
775In Cleon, che tu fingi un assassino,
 la Messenia ha un eroe. Sdegno il tuo nodo.
 E per te, ch’or mi prieghi, io più non ardo.
 Il tuo voto, il tuo dono è ingiusto, è tardo.
 MEROPE
 Ben difendi Cleon. Ben mi rinfacci
780con i prieghi l’offerte; e ben mi sdegni;
 ma sappi, e mio nemico e mio tiranno,
 sappi tutto il mio cor. Materno affetto,
 non timor, non viltà fu mio consiglio.
 Per vendicar un figlio, io nella madre
785la sposa ti promisi;
 ma parlò solo il labbro; e questa mano
 era pronta a svenarti, anzi che fosse
 profanato il mio sen da’ tuoi amplessi.
 Tentai la sorte e mi tradì. Bell’ombra
790di Epitide infelice, il dolce, il caro
 piacer di vendicarti ancor mi è tolto
 ma non già la speranza. Empio, paventa,
 se non me, gli alti dei. Se tanto in terra
 non puote il desir mio,
795in cielo almeno, in ciel potran ben tanto
 del figlio il sangue e de la madre il pianto.
 POLIFONTE
 Quel tuo pianto ingannar non può gli dei.
 Tu la rea, la crudel, l’empia tu sei.