Merope, Venezia, Rossetti, 1711

 SCENA III
 
 Preceduto da festoso seguito di messeni, EPITIDE esce dalla grotta e viene scendendo dal monte. I suddetti
 
 EPITIDE
 
    Piagge amiche fortunate...
 
 LICISCO
 (D’Epitide è la voce).
 EPITIDE
 
    Piagge amiche fortunate,
575festeggiate. Il mostro è ucciso!
 
    E con onde al mar turbate
 più non corra il bel Pamiso.
 
 POLIFONTE
 Lascia che al seno, o generoso, o prode
 del messenico regno
580liberator... Perché t’arretri?
 EPITIDE
                                                     Avvezze
 con le fiere a lottar braccia selvagge
 ricusano l’onor di regio amplesso.
 MEROPE
 (O dei! Qual, se l’ascolto, e qual, se ’l miro,
 mi si desta ne l’alma inusitato
585non inteso tumulto?)
 POLIFONTE
 Libero è ’l regno; ogn’alma esulta; e sola
 nel pubblico piacer Merope è mesta?
 EPITIDE
 Che? La regina... O dio! Merope è questa?
 MEROPE
 Merope sì, non la regina. Un’ombra
590son di quella che fui.
 EPITIDE
 Concedi, o donna eccelsa,
 (ah! quasi dissi o madre)
 ch’io baci umil la nobil destra.
 MEROPE
                                                         (O bacio,
 onde in seno mi è corso e gelo e foco!)
 POLIFONTE
595Come? Di Polifonte
 fuggir le amiche braccia? E imprimer poi
 su colpevole man bacio divoto?
 EPITIDE
 Giurai di farlo ed or ne adempio il voto.
 POLIFONTE
 Perché il giurasti? A chi?
 MEROPE
                                                Straniero, addio.
600(Cresce in mirarlo il turbamento mio).
 EPITIDE
 Ciò ch’esporrò, regina, (Trattenendo Merope)
 la tua richiede e la real presenza.
 MEROPE
 O ciel! La mia? Parla. Chi sei? Che rechi?
 EPITIDE
 M’accingo ad ubbidirti.
605Etolo io son. Ne’ calidonii boschi
 de la saggia Ericlea nacqui ad Oleno.
 Il mio nome è Cleon.
 LICISCO
                                         (Par vero il falso,
 con tal arte l’adorna).
 MEROPE
 Or d’Etolia a noi vieni?
 EPITIDE
610Vengo di Delfo. Ivi desio mi trasse
 di saper la mia sorte. Ove si parte
 la via tra Delfo e Dauli,
 trovai nobil garzon giacer trafitto.
 POLIFONTE
 Che? Trafitto un garzon tra Dauli e Delfo?
 LICISCO
615Ne la Focide?
 EPITIDE
                            Appunto.
 LICISCO
 Quant’ha?
 EPITIDE
                       Sei volte e sei rinato è ’l giorno.
 LICISCO
 Tutto s’accorda, e ’l tempo e ’l loco. (A Polifonte)
 POLIFONTE
                                                                  Estinto
 il ferito giacea?
 EPITIDE
                               Tanto di vita
 spirava ancor che poté dirmi: «Amico,
620moro. Di masnadieri
 turba feroce, a le rapine intesa,
 m’assassinò. Nel fior degli anni io moro».
 MEROPE
 Misero!
 EPITIDE
                  «Di Messene
 ne la reggia» soggiunse «a Polifonte
625ed a Merope recca
 quest’aureo cinto e questa gemma illustre,
 mie spoglie e mio retaggio.
 Bacia per me di Merope la destra,
 la destra sì, che forse
630mi chiuderebbe, in mesto uffizio e pio,
 le gravi luci». Egli in ciò dir la mano,
 ch’io stesa avea, strinse a la sua. Poi tacque.
 Gittò un sospiro. Abbassò i lumi e giacque.
 MEROPE
 Qual funesta caligine m’ingombra?
635Qual freddo orror m’empie le vene e l’ossa?
 Sentì l’alma presaga
 l’infausto annunzio. O desolato regno!
 O sconsolata madre!
 Epitide, il mio amore, il mio conforto,
640l’unico figlio, il caro figlio è morto.
 POLIFONTE
 Tace ne’ gravi mali un gran dolore.
 (Sappi occultar l’interna gioia, o core).
 LICISCO
 Freno al dolor. Non è la ria sciagura
 ben certa ancor.
 MEROPE
                                Sì, che più tardi? Il cinto
645dov’è? Dove la gemma, antico dono
 d’infelice regina?
 EPITIDE
                                   E quello e questa
 eccoti, o regal donna. (Al suo tormento
 del mio inganno crudel quasi mi pento).
 MEROPE
 Spoglie del figlio ucciso,
650del mio misero amor memorie infauste,
 desse purtroppo siete.
 Ben vi ravviso. Or che più cerco? Vieni
 per questi ultimi baci,
 per questi amari pianti,
655vieni sul labbro, o cor, vieni sul ciglio;
 è morto il caro figlio.
 EPITIDE
 (Resisto appena).
 LICISCO
                                   Il grido
 nulla mentì del caso acerbo e fiero. (A Polifonte sottovoce)
 POLIFONTE
 Ma di Merope il pianto è menzognero. (A Licisco)
 MEROPE
660(Quietatevi, o singulti. Omai l’oggetto
 si cerchi a la vendetta; e si risvegli,
 qual da l’onda l’ardor, l’ira dal pianto).
 Dimmi, o Cleon. Solo giacea l’estinto?
 EPITIDE
 Senza compagno al fianco.
 LICISCO
                                                  E solo appunto
665sortì d’Etolia e sconosciuto il prence.
 MEROPE
 Turba di masnadieri
 non lo assalì?
 EPITIDE
                            Spoglie gli tolse e vita.
 MEROPE
 Di molte piaghe o d’una sola?
 EPITIDE
                                                        Il sangue
 di più vene gli uscia.
 MEROPE
                                         L’ora?
 EPITIDE
                                                       Non molto
670dopo il meriggio.
 MEROPE
                                  E come
 semivivo restò? Come il furore
 non finì di svenarlo?
 EPITIDE
 Forse estinto il credé.
 MEROPE
                                          No, traditore.
 Di’ che tu l’uccidesti.
 EPITIDE
675Io, regina, io l’uccisi?
 MEROPE
 Tu, infame. Erano spoglie
 sì vili e questo cinto e questa gemma?
 Non le curò la predatrice turba?
 Nel chiaro dì quel non gli vide al fianco?
680Non questa al dito? Ah barbaro! Ah fellone!
 Tu, tu l’assassinasti.
 Scusa, se puoi, la tua perfidia. Il core
 mel disse al primo sguardo. Or mel conferma
 quel mentir, quel tremar, quel tuo pallore.
 EPITIDE
685Se colpevole... io sia...
 MEROPE
                                          Sei traditore.
 
    Con il figlio sventurato
 tu di madre, o scellerato,
 il bel nome a me togliesti
 e seco la mia pace ed il mio bene.
 
690   Ma di madre in questo core
 resta il duol, resta l’amore
 per far le mie vendette e le tue pene.